Un film su don Vittorio Bonomelli
E 200 bonatesi fanno la comparsa

Ciak, si gira. E 200 comparse abbandonano il loro tran tran per trasformarsi in attori. Il film è un documentario sul bresciano monsignor Vittorio Bonomelli, cappellano militare, paracadutista, radiotelegrafista, agente segreto dell’«Intelligence Service» inglese durante l’ultima guerra mondiale. Il regista Angelo Mazzola, 62 anni di Bonate Sopra, ha cominciato a girare le prime scene a inizio luglio in diverse località del territorio dell’Isola e della Bergamasca: al Casinò di San Pellegrino, al mulino di Clanezzo, alla chiesa romanica di Santa Giulia a Bonate Sotto, alla chiesa parrocchiale di Palazzago, al parco fluviale del Brembo e alla cascina Nava e Comi di Valtrighe.

«In questo film-documentario dal titolo «Nel segno di maggio» raccontiamo uno spaccato di vita di don Vittorio Bonomelli, relativo al periodo in cui era un agente segreto con i nomi in codice «Platone» e «Gioppino con gli scarponi» – spiega il regista –. Inoltre era cappellano militare, paracadutista e radiotelegrafista. Il film documentario rievoca il momento in cui venne a sapere dell’imminente decisione da parte degli Alleati di bombardare Brescia. Allora fece stampare in segreto centinaia di volantini per avvisare i suoi concittadini, e li lanciò dall’aereo su tutta la città. Scoperto, fu accusato di alto tradimento e messo al muro. Fu salvato un attimo prima dell’esecuzione dal capitano inglese Peter Cooper che gli propose, in cambio della salvezza, una rischiosa missione: distruggere una fortezza volante inglese catturata dai nazi-fascisti e da poco atterrata all’aereoporto di Ghedi. Don Vittorio accettò e si fece paracadutare di notte nei pressi del suo bersaglio - continua Mazzola -.Vestito con abiti civili, si avvicinò al poderoso aereo, fece scivolare tre saponette incendiarie e fuggì. La fortezza volante esplose e la missione fu compiuta. Ricercato dai nazi-fascisti, fuggi verso Bergamo e si unì a un gruppo di persone che si recavano in pellegrinaggio a Ghiaie, dove si diceva fosse apparsa la Madonna. Don Vittorio venne così a conoscenza delle apparizioni e rimase impressionato dalle migliaia di pellegrini che, rischiando la vita, si radunavano sul posto per pregare».

Don Vittorio avvisa subito il comando alleato della situazione e riesce, dopo varie peripezie, a far sospendere i programmati bombardamenti su Bergamo e salvare le vite dei pellegrini di Ghiaie. Il lungometraggio, che avrà una durata di 52 minuti e sarà pronto in ottobre, verrà proiettato sulle reti nazionali. Il regista Angelo Mazzola sta girando con una troupe di Milano, con accanto l’aiuto regista Alessandro Stellari di Milano, la scenografa Roberta Corbetta di Mapello, il direttore di fotografia Matteo De Martini, la segretaria di edizione Zilda Bravo, il fonico Paolo Benvenuti e tante altre persone che montano le luci, i pannelli, preparano la macchina da presa, vestono le comparse e le truccano. Don Vittorio è impersonato da Silvio Lorefice, 30 anni, romano.

Molte comparse, circa un centinaio, sono state prese a Palazzago, per girare la scena dei funerali di monsignor Vittorio, morto nel 1984. Ambientate negli anni Ottanta anche le riprese fatte nel duomo di Alzano Lombardo, in particolar modo nelle sagrestie. Alla basilica romana di Santa Giulia e dintorni invece sono state girate delle scene anni Quaranta, di don Vittorio paracaduto nelle campagne di Brescia, nonché scene di fucilazione di abitanti da parte di nazi-fascisti.

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