La matita di Bortolotti «graffia»
i volti della Val Brembana

Forse l'unica ad averla scampata è stata suor Battistina, all'asilo di Piazza Brembana, probabilmente perché a quattro anni il piccolo Aldo ancora non si destreggiava così abilmente con la matita appuntita. Negli anni s'è affilata mica male e non si è ancora spuntata: Aldo Bortolotti è tornato in Valle Brembana, dove ha vissuto la gioventù, per «colpire» con il suo tratto ironico i personaggi che, in questa terra, tirano le fila della politica, dell'economia, dello sport e della cultura. Arlecchino pungente e divertente, armato solo di lapis, come quello che appare sulla copertina di «Castigat ridendo mores - Umorismo e satira di un valbrembanino», libro, fresco di stampa, che raccoglie alcune delle sue tavole più famose e le caricature di alcune facce note della valle e della provincia.

Ad aprire le danze, il maestro Gianandrea Gavazzeni, legato al trenino della Valle Brembana, i cui fischi di passaggio furono richiami acustici che, come scrisse egli stesso, alimentarono la sua propensione alla timbricità musicale. Radici brembane anche per Giacomo Manzù, il cui volto viene estratto da un blocco di argilla. La sua mamma, Maria Pesenti, era di Fuipiano e fu lei a intuire il talento artistico di quel figlio speciale.

A sostenere la pubblicazione del volume è stato l'Ecomuseo Avb di Valtorta, con il suo presidente Piero Busi, che, a libro stampato, si è trovato a pagina 89 la sua bella caricatura. «Non si può essere sempre arrabbiati. Proviamo a sorridere» ha detto Busi alla serata di presentazione del libro. Amabile e sornione il volto di monsignor Giulio Gabanelli; poi l'omaggio a monsignor Alessandro Ruffinoni che, dalla sua casa di Piazza Brembana è divenuto vescovo ausiliario di Porto Alegre in Brasile. Anche se non di origine brembane, entra a pieno titolo nella categoria Antonio Percassi, artefice del progetto di rilancio di San Pellegrino Terme. E c'è anche Alberto Bombassei, presidente della «Brembo spa».

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