Arte contemporanea in Colle Aperto
Riaperto un salone dopo un secolo

Al numero 6 di Colle Aperto c’è un cancello con una grata di ferro chiusa da un lucchetto. Facilissimo passare oltre e non notare quell’ingresso dietro cui sale ripida una serie di gradini.

Facile tanto quanto non fare caso alle aperture pochi metri più sopra l’accesso carrale di Porta Sant’Alessandro, da cui si lascia la passeggiata «nobile» di Città Alta per raggiungere i Colli, San Vigilio e la Val San Martino. Mentre la funzione di collegamento tra «dentro e fuori» le mura della porta edificata nel 1560 è rimasta attiva, dai primi del Novecento l’enorme sala al piano superiore è rimasta chiusa al pubblico, restando congelata nel passato e inaccessibile.

Costruita distruggendo la basilica paleocristiana di Sant’Alessandro di cui porta il nome, questa porta è la protagonista del settimo appuntamento di Contemporary Locus, il progetto d’arte contemporanea curato da Paola Tognon, nato per ridare vita a luoghi segreti, sconosciuti o dimenticati attraverso l’arte contemporanea.

Dopo la riapertura di San Rocco, della domus romana in via Arena e dell’Hotel Commercio di via Tasso, anche l’imponente spazio sovrastato da antichissime travi in legno, dedicato ad attività doganali ritorna a vivere grazie alle installazioni di due artisti. Dopo quasi un secolo, la grata di ferro al numero 6 di Colle Aperto sarà riaperta, la ripida scalinata, messa in sicurezza come il resto dell’area, permetterà al pubblico di scoprire l’interno di Porta di Sant’Alessandro, dove passava l’acquedotto magistrale, un canale che portava acqua all’intera Città Alta.

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