Astino, ecco i dipinti restaurati
Sono i simboli della memoria

In autunno la chiesa del Santo Sepolcro di Astino riaprirà le porte. Questa mattina è stato possibile scoprirne i tesori pittorici: una serie di dieci dipinti restaurati presentati da Federico Elzi, presidente di Val d'Astino e vicepresidente della Mia.

Non manca molto, in autunno la chiesa del Santo Sepolcro di Astino riaprirà le porte. Dipinti recuperati dall'oblio torneranno visibili insieme ai soffitti policromi della navata e agli affreschi riportati alla luce dopo un restauro mirato a far affiorare le tante anime che nei secoli hanno caratterizzato l'intero complesso monastico.

Mentre per vedere con i propri occhi la chiesa bisognerà attendere ancora qualche settimana, questa mattina alle 11,30 nella Sala Locatelli del Palazzo Mia di via Arena, 9 è stato possibile scoprirne i tesori pittorici: una serie di dieci dipinti restaurati, presentati da Federico Elzi, presidente di Val d'Astino e vicepresidente della Mia durante «Luce su Astino», uno degli appuntamenti di «Notti di Luce».

Tali opere diventeranno l'occasione per fare luce su un percorso storico che si allarga fino a comprendere l'intera zona di Astino: «Questi quadri sono il simbolo di una memoria che vogliamo recuperare» spiega Elzi. «Cominciamo con l'accendere un lume riproponendole restaurate, poi poco a poco faremo luce anche sul resto: nato come abbazia, il complesso di Astino dopo l'espropriazione dell'età Napoleonica è diventato un ospedale militare e poi un manicomio fino agli anni '30 del '900. Ogni passaggio ha lasciato una traccia differente e necessaria per restituire la complessità storica del luogo».

Rispecchiando questo approccio è stato studiato un intervento di restauro conservativo da cui sono emersi tesori inaspettati: «Attraverso un delicato lavoro di discialbo, ovvero la rimozione di varie ridipinture a base di calce, è riaffiorato l'importante apparato decorativo cinquecentesco della volta della navata» spiega l'architetto Giuseppe Napoleone, soprintendente per i beni architettonici e paesaggistici dell'area di Bergamo. «Inoltre,asportate le grandi tele del Sanz e della Raggi racchiuse in cornici a stucco, sulle pareti sono riemersi pregevoli affreschi databili tra il XVI ed il XVII secolo, che contribuiscono a ricostruire le sofferte vicende storico-artistiche del compendio architettonico e della chiesa in particolare. La qualità dei ritrovamenti impone anche una riflessione sull'imminente ricollocazione delle tele».

Accanto al restauro è in corso un'operazione di documentazione: la soprintendente di Brera Amalia Pacia sta lavorando a una pubblicazione filologica sulle opere d'arte di Astino, mentre la dottoressa Alessandra Civai è al lavoro sulla catalogazione del contenuto del complesso monastico per ricostruirne la storia, riannodando fili dispersi nei secoli da cui poi avviare una nuova pagina di un monastero che nelle parole di Elzi è un «libro scolpito nella pietra».

Serena Valietti

© RIPRODUZIONE RISERVATA