Brunello, magie dal Novecento

Il violoncellista questa sera in Sala Greppi con pagine di autori contemporanei

Ogni volta che arriva è una festa della musica. A Bergamo ci siamo abituati bene e quasi non fa più notizia, perché il violoncellista Mario Brunello è un po’ di casa. Il grande archetto di Castelfranco Veneto torna questa sera in Sala Greppi per il nono dei Concerti d’autunno.

Come si legge nella sua biografia, Brunello ha suonato con tutte le maggiori orchestre del mondo e con i direttori di maggior prestigio, da Muti ad Abbado, da Gergiev a Ozawa. È il caso di ricordare che il legame tra Brunello e la Sala Greppi risale ancora ai tempi in cui il violoncellista era prima parte dell’Orchestra della Scala, agli inizi degli anni Ottanta, prima del prestigioso Premio Caikovskij di Mosca 1986, assegnato per la prima volta a un concertista italiano.

Il legame tra Brunello e la Greppi dunque è ormai ventennale e il pubblico degli appassionati bergamaschi ha potuto conoscere a fondo carisma e segreti del più famoso violoncellista italiano, ormai da tempo sulla breccia sia come solista sia come camerista sopraffino e anche come direttore, con la «sua» Orchestra d’archi italiana.

Tante facce di un musicista che all’eccellenza superba del suo magistero violoncellistico ha saputo e voluto accostare passo dopo passo altre esperienze, allargando il confine della musica classica al jazz, alla letteratura, all’arte figurativa. Spesso da solo, altre volte con l’Orchestra d’archi italiana, il percorso artistico di Brunello non si è mai fermato all’aurea accademica - e visto che è il più giovane accademico di Santa Cecilia, avrebbe potuto ben farlo - ma si è sempre lasciato attrarre da una curiosità a tutto campo, all’interno della musica e al di fuori. In quest’ottica si può leggere anche il programma della serata, in buona parte dominato da musica del Novecento.

Non deve trarre in inganno la partenza, con l’ineffabile Prima suite per violoncello solo di Bach, caposaldo della letteratura solistica dello strumento. È infatti più che altro un suggello per indicare i percorsi sperimentali dell’americano George Crumb (la Sonata per violoncello del ’55) e dell’australiano Peter Joshua Scultorpe, con il suo Requiem del ’79: una pagina ricca di echi arcaici, in cui alcune soluzioni sonore inedite si mescolano con suggestioni etniche e con l’arcaismo del canto gregoriano. Parla italiano la seconda parte della serata, ma anche in questo caso accanto alla più nota Ciaccona del bolognese Giuseppe Colombi, di piena epoca barocca, fanno da contraltare Luigi Dallapiccola (Ciaccona, intermezzo e adagio , 1945) e le nuove strade di Giovanni Sollima, tra i più interessanti compositori attuali, capaci di parlare anche al grande pubblico.

Per informazioni

Spettacolo alle 21

Ingresso per soli associati

Per informazioni, tel. 339/5285320

(28/10/2004)

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