CRISTIANO CAVINA Alla grande Ed. Marcos y Marcos

Felicissimo quasi-esordio di Cristiano Cavina con il suo esilarante «Alla grande», romanzo che parla delle avventure mentali di un giovane quindicenne, certo Bastiano Casaccia, detto anche Bla dagli amici.

Romanzo singolare e, linguisticamente, assai interessante, pieno di trovate, invenzioni, scoperte.

Un fuoco pirotecnico di capriole linguistiche tiene assieme episodi di vita periferica altrimenti destinati a passare inosservati, a morire forse prima di nascere.

Un libro, come ha scritto qualche critico, fatto di niente, che si regge esclusivamente sul linguaggio, che si tiene su grazie a delicati equilibri stilistici. Ed è notevole l’abilità dell’autore ad evitare possibili cadute di tono che sono sempre in agguato quando si entra nel mondo fragile (ma certamente affascinante) della fiaba.

E certamente si tratta di fiaba la deliziosa rappresentazione che ci dà l’autore d’un mondo immaginario, surreale, lunare, pieno di sorprese e di colpi di scena.

Tutto è lieve e trasparente, incantato, le meraviglie si sommano a meraviglie, i personaggi, pur con i loro difetti «terreni», danno sostanza e spessore a episodi altrimenti impalpabili.

Il linguaggio che usa Cavina è il linguaggio parlato dai giovani d’oggi, pieno di metafore colorite, di gerghi, di immagini esagerate, di iperboli, di ossimori, di incroci tra terminologie incompatibili tra di loro.

E’ un po’ il linguaggio televisivo e un po’ linguaggio da cartone animato, ma l’esito non è né l’uno né l’altro, ma qualcosa di irresistibilmente poetico.

Lo sviluppo del romanzo comprende molte storie che hanno, ovviamente, per protagonista Bastiano.

Quella più insistente e che attraversa tutto il libro riguarda il progetto di costruire con altri amici un sommergibile per raggiungere il fondo di un laghetto che si trova nelle vicinanze.

I ragazzi si devono procurare il materiale.

A Bastiano tocca il compito di procurarsi del silicone.

Nel deposito degli spazzini lo trova, ma da questo momento cominciano i suoi guai con la giustizia del luogo rappresentata dal vigile, dal maresciallo, dall’assistente sociale, dalla madre e così via.

Alla fine viene condannato a un breve soggiorno in un Centro di Accoglienza da cui si redimerà.

Ecco la versione aggiornata del nostro sempre compianto Pinocchio!

Un Pinocchio simpatico e bugiardo quanto basta.

Scheda a cura di Lucio Klobas

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