Dall'arte alla maglia di Gimondi
Un ritratto del nostro Bel Paese

Un ritratto dell'Italia di oggi, per ricominciare a cercare l'Italia tra senso di appartenenza e l'idea che ciascuno ha del Paese: si è inaugurata martedì sera alla Gamec la mostra “Il Belpaese dell'Arte. Etiche ed Estetiche della Nazione”.

Un ritratto dell'Italia di oggi, per ricominciare a cercare l'Italia tra senso di appartenenza e l'idea che ciascuno ha del Paese: si è inaugurata martedì sera alla Gamec la mostra “Il Belpaese dell'Arte. Etiche ed Estetiche della Nazione” che fino al 19 febbraio si propone di raccontare, a cura di Giacinto Di Pietrantonio e Maria Cristina Rodeschini, l'immagine dell'Italia nel mondo, nella molteplicità delle sue espressioni visive, dal cinema all'arte, dalla letteratura al Made in Italy, vista attraverso 200 opere di artisti italiani e internazionali dall'Ottocento ai nostri giorni, ma anche attraverso ‘cose e fatti', come i cimeli e i trofei di grandi protagonisti dello sport o gli scritti di Rita Levi Montalcini.

L'iniziativa, organizzata in occasione delle celebrazioni per il 150° dell'Unità d'Italia, conduce un'articolata indagine sull'idea di Paese e di Nazione e sui processi culturali, sociali ed estetici che ne hanno segnato la formazione, muovendosi dalla considerazione che il principale elemento culturale unificante dell'Italia è stata proprio l'arte: “L'espressione “Il Belpaese” – scrive Di Pietrantonio - mostra come in seguito all'Unità d'Italia fosse stato necessario formare un immaginario dell'Unità e come, oltre ai simboli quali la bandiera tricolore, la moneta lira e così via, l'Italia avesse bisogno di creare l'immagine stessa del Paese. La cosa più ovvia era quella di cercarla nel disegno della cultura come letteratura e arte, destino e attitudine di un popolo di popoli d'Italia che, di fronte alla scelta tra bellezza e guerra, scelse la Bellezza”.

Certo la mostra non manca di esplorare anche le ombre di questi 54.786 giorni di Unità d'Italia, quelle che hanno fatto sì che ci sia chi oggi “non crede che l'Italia abbia un senso, ma sia diventato un po' un Bel Brutto Paese”. Allo stesso modo, se è vero che le chiavi di lettura sono la Bellezza e l'arte come dati fondanti e diffusi, l'esposizione li declina nella loro molteplicità di significati, nella consapevolezza che spesso i due termini spesso vengono utilizzati anche in contesti con cui l'arte, almeno apparentemente, non ha niente a che fare, ma pur sempre per indicare un'eccellenza e il saper fare bene.

Ecco perché la mostra esplora luoghi e momenti che partecipano all'origine e alla costruzione dello Stato-Nazione come fenomeno unitario - la bandiera, la lingua, l'inno, il confine, la mappa, la cultura religiosa, il monumento, lo sport - anche attraverso opere che definiscono forme di rappresentanza politica, estetica, geografica o identitaria pur oltrepassando i limiti dell'oggetto artistico per procedere a un confronto diretto con la realtà e le sue strutture di appartenenza, come la maglia rosa di Felice Gimondi, la maglia azzurra del capitano della Nazionale di calcio Giacinto Facchetti o la divisa della ‘Valanga azzurra' di Fausto Radici.

“Il Belpaese dell'Arte” si può visitare fino al 19 febbraio nei seguenti orari: mar-dom 10-19, gio 10-22 (chiuso lunedì). Ingresso (comprensivo della visita alla mostra di Tim Rollins): intero € 7, ridotto € 5. Per informazioni e prenotazione visite guidate tel. 035.270272 o www.gamec.it. La mostra sostiene A.I.D.D., Associazione Italiana contro la Diffusione della Droga.

Leggi di più su L'Eco in edicola mercoledì 28 ottobre

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Documenti allegati
Eco di Bergamo Il Bel Paese dell'Arte