Festival del cinema d'arte
Vincono Italia, Croazia e Francia

Sabato 24 luglio si è concluso il Festival Internazionale del Cinema d'Arte. Hanno contribuito al buon esito della IX edizione la suggestiva e intima Piazza Mascheroni e anche l'affetto del pubblico che ha assistito alla premiazione. Sul palco, Luca Viscardi ha introdotto la serata dando il benvenuto al pubblico e, con un augurio di buon auspicio a tutti i competitori, lo ha accompagnato al tanto atteso momento, con la premiazione dei film vincitori e la proiezione del rispettivo contributo video.

Il primo premio assegnato è stato per il miglior personaggio: la vincitrice è stata «Amelia», la protagonista dell'omonimo film della regista Chiara Idrusa Scrimieri. Amelia, una donna di 94 anni, quasi sempre seduta al tavolo della propria cucina, passa il tempo, o aspetta che il tempo passi: scrive, legge, si soffia il naso, lancia un'occhiata miope alla televisione, fa ginnastica. Sogna di stare in un'isola deserta, sola e nuda, o immersa nell'acqua, come da giovane. Il ricco mondo interiore di Amelia le permette di inventare una vecchiaia ironica e fantasiosa, proiettandosi all'esterno dei propri pochi metri quadrati di spazio vitale con la forza e l'energia dell'immaginazione.

È stato quindi premiato il film «Le Hobby» del francese Nicolas Zappi, che purtroppo non è potuto essere presente alla premiazione: a questo film appartenente alla categoria «Sottoventi» è stata riconosciuta l'efficacia delle scelte espositive, in un racconto spigliato e gradevole, ricco di calzanti notazioni, in cui il regista mostra come la forza di amorosi sensi induca ad accettare situazioni e condizioni deprecate. Per questo il motivo del premio come miglior regia.

Il premio come miglior soggetto è stato assegnato a Giovanni Massa con «Matar es mi destino», un film che parla di un film, l'ultimo del regista Pino Mercanti a cui è dedicato questo documentario. Come ha spiegato Davide Pulici, membro della giuria selezionatrice, che ha consegnato il premio, questo film è stato premiato per la grande abilità del regista di creare un ritratto critico, convincente e mosso del cineasta palermitano Pino Mercanti, e per la capacità di farne emergere la geniale personalità e la discontinuità creativa attraverso i ricordi di familiari, di attori, di critici, e proponendo nel contempo brani dei suoi film.

A Simone Scafidi è stato aggiudicato il premio «Originalità del Soggetto»: sicuramente il suo film «Appunti per la distruzione» ha avuto il coraggio di indagare su un personaggio difficile come Dante Virgili, lo scrittore maledetto di cui non esiste più neanche una fotografia. Attraverso una serie di interviste a personalità di spicco del mondo editoriale, letterario, politico e religioso, viene ricostruita la vicenda umana ed artistica dell'autore de La distruzione, lo scandaloso romanzo nazista che, pubblicato nel 1970, anticipò di più di trent'anni l'attentato alle Torri Gemelle del 2001. La vicenda di Virgili, tornata d'attualità anche per l'uscita del romanzo inedito Metodo della sopravvivenza, diventa lo stimolo per un'indagine su cosa sia il Male.

Il primo premio della categoria «Cinema d'Arte» è stato vinto da Veronica Bertin, con «LaChapelle House», che - occupata sul set di una nuova produzione - non è potuta essere presente ieri sera. Questo cortometraggio scaturisce da un'attenta analisi di tutto il lavoro di David LaChapelle: ispirandosi ad un suo famoso libro di raccolta fotografica «Hotel LaChapelle», ha scelto di ambientare tutto il «suo» mondo all'interno di un hotel e creare delle stanze in base ai temi da lui affrontati per poi arrivare alla conclusione, che combacia con il suo ultimo lavoro, il Deluge. L'interno dell'hotel è la rappresentazione sarcastica della società di oggi, sette stanze che raccontano, con ironia e colori saturi, la società consumistica moderna.

Ultimo premio assegnato nella serata al vincitore della categoria «Sottoventi», Marko Djeska autore di «Slaughtered»: a consegnare il riconoscimento è stato il direttore artistico dei questa nona edizione del Festival Enzo Sallustro. Questo film d'animazione narra la vicenda di un maiale che viene ucciso da due macellai. In seguito, si sveglia nella sua stanza, nel suo letto, e si accorge che era solo un sogno. Andando al lavoro, vede in strada il macellaio del suo sogno, che comincia a perseguitarlo. La giuria ha deciso di premiare questo film in quanto con essenziali, incisive soluzioni grafiche e scenografiche il regista croato addita nella realtà caotica e disumana dei nostri giorni l'origine di incubi e di persistente sensazione di pericolo, di persecuzione.

Dopo la cerimonia un altro appuntamento tanto atteso della nona edizione del Festival Internazionale del Cinema d'Arte: l'assegnazione dell'award alla carriera a Philippe Leroy. L'attore francese di nascita ma italiano d'adozione è stato il protagonista della serata finale e si è intrattenuto per una chiacchierata sul palco insieme ad Enzo Sallustro. A consegnare il premio Le Mura D'oro è stato Alessandro Guerini, direttore amministrativo della Fondazione Credito Bergamasco.

Un riconoscimento che ha voluto rendere omaggio alle sue qualità di interprete, per la grande versatilità e adattabilità a vari tipi di film (dal cinema di genere, come il western e il poliziesco, al cinema d'autore) e a vari ruoli che lo contraddistinguono. Dotato di una grande capacità espressiva e di un fisico atletico, lo troviamo alternativamente in ruoli positivi o negativi, come attore di primo piano o secondario, ma sempre incisivo nella trama e nella recitazione. Un attore che riesce a interpretare il cinema in tutte le sue forme: dal lungometraggio, allo sceneggiato televisivo, al cortometraggio, come il recente Il grande forse, proiettato a fine serata.

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