Il card. Zen: dietro la gioia cristiana c’è la sofferenza

La lettera-prefazione del vescovo di Hong Kong nel libro di mons. Luigi Ginami suggerito dall’esperienza della madre Santina.

La speranza che, come insegna San Paolo, «non delude» non è ottimismo: è la certezza che la fatica e anche il dolore che stiamo vivendo ha un significato. Con questo spirito monsignor Luigi Ginami ha intitolato «La Speranza non delude. Santina, una scintilla di luce sull’esperienza drammatica dell’esistenza» il suo ultimo libro (Edizioni Paoline, pp. 408, euro 17,50) dedicato alla madre che ha vissuto per 109 giorni nel reparto di Terapia intensiva degli Ospedali Riuniti di Bergamo. Come scrive il cardinale Carlo Maria Martini nella sua bellissima presentazione, «la prova c’è e c’è per tutti, anche per i migliori». Persino suo Figlio l’ha dovuta affrontare. Il libro è il diario del tempo che l’autore ha trascorso a fianco dell’anziana madre, dall’operazione a cuore aperto al coma, al faticoso recupero. Ripercorrendolo monsignor Ginami si rende conto di come, paradossalmente, la madre non gli abbia «mai insegnato tanto come in questi ultimi due anni». Insegnamenti semplici e profondi, come questo: «Chi prega si salva». Il testo è accompagnato da numerosi documenti e testimonianze (una persino di Rula Jebreal). Pubblichiamo la lettera-prefazione a firma del vescovo di Hong Kong cardinale Giuseppe Zen. Carissimo monsignor Luigi Ginami,ti sono riconoscente per avermi fatto parte della tua esperienza di sofferenza insieme alla tua santa mamma, la nostra cara Santina. Noi due siamo anime gemelle, perché anche a me il Signore ha fatto un gesto di predilezione mettendomi vicino alla sofferenza di mio padre.Era un uomo espansivo e di compagnia, ma anche di una straordinaria pietà. Mi portava a Messa ogni giorno, finché cadde paralizzato su un seggiolone per parecchi anni. Erano anni di guerra e si mancava di tutto. La nostra famiglia era di sette persone. Vivevamo in una soffitta, aspettando ogni giorno letteralmente dalla Divina Provvidenza il boccone per sfamarci. Sono sicuro che devo alle preghiere di mio padre, santificate dalla sofferenza, la mia perseveranza nella vocazione.Vedo che siamo tutti e due innamorati del piccolo libro la Lettera Apostolica «Salvifici doloris» di Giovanni Paolo II. In occasione della recente calamità del terremoto in Cina ho meditato sovente e invitato altri a meditare il detto di San Paolo che ci dice di completare nel nostro corpo ciò che manca alla passione di Cristo. Sono vicino a te e alla mamma nei vostri pellegrinaggi e nei vostri rosari. Il rosario lo dico normalmente di sera, ma l’unione dei nostri spiriti non ha paura delle distanze di spazio e di tempo. Sono contento che le mie meditazioni per la Via Crucis al Colosseo ti abbiano dato delle ispirazioni. Così spero di trovare ispirazione dalla lettura del tuo libro che ho appena iniziato. Sai che Papa Paolo aveva scritto una «Lettera sulla gioia». Con grande mia sorpresa, ho notato che le citazioni scritturistiche ivi raccolte sono quasi le stesse di quelle usate nella Lettera «Salvifici doloris». Ma non avrei dovuto sentirmi sorpreso, perché é proprio la sofferenza la sorgente della vera gioia cristiana.E’ bello avere una preghiera sofferente che ci sostiene nel nostro lavoro, il tuo e il mio, lavoro importante nonostante la nostra umile personalità, perché è al centro della Chiesa, nel cuore della Chiesa.Non ti dico «coraggio!», perché vedo che non te ne manca. Ti auguro di gustare sempre più, insieme con la mamma, la dolcezza della vicinanza del Crocifisso. Auguro a tutti i lettori del tuo libro di sperimentare anche loro «la speranza che non delude». Ti saluto caramente, con un abbraccio alla nostra cara Santina.Tuo in Corde Jesu, cardinal Giuseppe Zen(15/12/2008)

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