Il centro cittadino da ridisegnare
L’idea di Daverio e il progetto Chitò

Philippe Daverio conosce bene la nostra città e mostra pure affetto per la terra orobica. Sul cuore della Bergamo bassa, sul centro piacentiniano ha le idee piuttosto chiare. Parla della necessità di «umanizzazione» di questa parte di Bergamo e di «caso complicato».

Perché dice che Bergamo è un caso complicato? «Perché l’idea di realizzare un nuovo centro in pianura è una contraddizione in termini... Bergamo aveva già il suo centro ed era un gran bel centro, in Città Alta. Del resto l’idea di traslocare il cuore nella città bassa è stata la salvezza della Città Alta. Si immagina se le funzioni fossero rimaste fra Piazza Vecchia e il Duomo? Città Alta sarebbe stata divorata da interventi che è meglio non immaginare... La pianura ha salvato la bellezza di Bergamo alta».

Ma la bellezza non sembra essere discesa al piano. «Il centro piacentiniano non è brutto. Non mi fa impazzire, certo. Il fatto è che il nuovo centro di Bergamo non possiede una sua vera storia dal punto di vista architettonico. C’è stato l’intervento un po’ neoclassico di Piacentini, poi qualcosa del fascismo come il palazzo delle Poste o il palazzo della Libertà. Nient’altro. Dopo gli Anni Cinquanta non si è più intervenuti. Dico la verità: quando mi trovo sul Sentierone mi viene soltanto voglia di salire in Città Alta. È così. Ma non è semplice intervenire. È importante che a Bergamo sia stato lanciato un ragionamento, che si voglia intervenire nel centro attivando prima di tutto un dibattito».

Ma se lei potesse intervenire che cosa modificherebbe nel centro della nostra città?

«Intervenire vuole dire riprendere in mano i caposaldi dell’urbanistica e quindi restituire al centro la sua umanità, le diverse funzioni, la vita. Allora penso che non si possono avere tutti quegli edifici direzionali o finanziari, banche, poste, tribunale, camera di commercio, senza avere una contropartita di relazioni, di luoghi di incontro, di negozi, bar, ristoranti, cinema, teatri...».

E dire che centonove anni fa, l’ingegner Giuseppe Chitò una sua idea ben definita l’aveva. E il suo progetto per la sistemazione del centro di Bergamo, e quindi della zona della vecchia fiera con il Sentierone, ne profilava una netta soluzione: oltre Porta Nuova e fino al cosiddetto «incrocio delle banche» il centro sarebbe stato soprattutto pedonale. Chitò aveva già considerato che spaccare il centro in due con la continuazione del viale della stazione, lo «stradone», avrebbe nuociuto non poco alla vivibilità di questa nuova zona cruciale della città: così aveva sviluppato anche un’idea di viabilità alternativa. Parte del progetto la potete ammirare nelle foto qui sotto.

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