Jannuzzo e Arcuri al Donizetti

Pirandello e la Sicilia. Il cartellone della stagione di Prosa propone per il prossimo appuntamento Liolà di Luigi Pirandello, una delle commedie più note dello scrittore agrigentino. Da martedì 14 (turno A) a mercoledì 22 marzo (turno E) Politeama srl e The Dreamers porteranno in scena Gianfranco Jannuzzo e Manuela Arcuri sotto la regia di Gigi Proietti. Le scene sono di Alessandro Chiti, i costumi di Sabrina Chiocchio, le musiche di Pippo Caruso.I biglietti saranno messi in vendita da martedì 14 marzo alla biglietteria del teatro Donizetti che sarà aperta al pubblico dalle 13 alle 20.30.Costo del biglietto: da 28 euro (platea e palchi) a 12 euro (seconda galleria). Si ricorda inoltre che, per ragioni di programmazione, sabato 18 marzo oltre allo spettacolo serale (turno H) si terrà anche una replica pomeridiana (per agli abbonati del turno I) con inizio alle 15.30.
 LO SPETTACOLO
Sul palcoscenico, con Gianfranco Jannuzzo (nei panni di Liolà) e Manuela Arcuri (la moglie Mita), anche Guia Ielo nel ruolo di Zia Croce, Turi Catanzaro nel ruolo di zio Simone. E poi Lucia Guzzardi (zia Ninfa), Nellina Laganà (Gesa), Giovanna Centamore (Carmina la Moscardina), Veronica Milaneschi (Nela), Aurora Peres (Ciuzza), Antonella Scimemi (Luzza) e con la partecipazione di Karin Proia nel ruolo di Tuzza. Liolà, commedia d’ambiente siciliano, narra di un dongiovanni campagnolo, che con il suo comportamento mette allegramente a soqquadro il microcosmo in cui vive. Egli è immune dalla brama di benessere materiale che assilla la società dell’epoca. Una società di tipo verghiano per gli interessi da cui è dominata, nonché per la corale partecipazione agli avvenimenti.

Tutta pirandelliana è però la conclusione che balena con chiarezza: il trasgressore delle regole è l’unico veramente buono e generoso, gli altri sono interessati, egoisti e gretti. La vicenda racconta di Tuzza, incinta di Liolà, che suggerisce allo Zio Simone di attribuirsi la paternità del figlio che ha in grembo, mettendo così a tacere le malelingue. In questo modo Tuzza pensa di assicurarsi l’avvenire e di vendicarsi non solo di Liolà, ma anche di Mita che ha sposato il vecchio benestante, creandosi una posizione alla quale lei stessa aspirava. Il piano è ben congegnato, la povera Mita è malmenata e cacciata di casa dal marito. Liolà la salva mettendola incinta, e il vecchio Zio Simone se la riprende in casa, preferendo questa paternità a quella illegale procuratagli dalla Tuzza. Senza rendersene conto un senso di giustizia lo spinge a ristabilire la situazione a favore di chi era stata danneggiata ingiustamente, e contro chi ha usato la malizia e la frode. Proprio in questa inconsapevole innocenza è la sua gioia di vivere.
(10/03/2006)

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