La gente di Zogno nel dialetto del poeta-cardiologo Burgarella

È un inno d’amore a Zogno, cantato attraverso i volti, i luoghi, gli incontri. L’ultima raccolta di poesie del cardiologo Flavio Burgarella, primario alla clinica Quarenghi di San Pellegrino e presidente dell’associazione «Amici del cuore», traccia un dolce, maliconico e sorridente percorso nella memoria, alla riscoperta dei luoghi dell’infanzia. Una collezione di una cinquantina di brevi componimenti, rigorosamente in dialetto bergamasco. «È la prima volta che mi cimento con il dialetto – spiega Burgarella, i cui precedenti tre lavori ("Non ci stava più nel foglio", "Come rallentando la fretta" e "La donna e la luna") erano invece scritti in italiano –. Credo che sia importante mantenere viva la poesia dialettale. Il bergamasco è più bello e immediato rispetto all’italiano. Soprattutto per raccontare la realtà di Zogno, dove lo si parla ancora molto». Dialetto come ritorno alle origini, insomma, come lingua delle emozioni legate alla giovinezza. «I àgn piö bei», questo il titolo dell’ultimo lavoro del cardiologo-poeta, nasce dalla volontà di «far rivivere alcuni personaggi che hanno fatto la storia del paese dove ho vissuto per 25 anni, e che col passare del tempo rischiano di essere dimenticati».
Così, dalle pagine lucide e corredate di vecchie fotografie, ecco prendere forma i volti di figure sconosciute al lettore, che subito impara ad amarle: la «pìcola e poliomìelitica» Giuditta Magoni, dalla voce così bella da rimanere per sempre nel ricordo del poeta; il burbero don Ettore dall’animo buono, la benestante Sarah Bonesi, che insegna al giovane Flavio le buone maniere. E poi il maestro, il maresciallo, il dottore.

Una lunga galleria di volti, cui Burgarella guarda commosso: «La poesia a cui sono più legato è quella che ho scritto per mia moglie», dice. Dolcissimi, in effetti, i versi dedicati alla signora Claudia, che ha aiutato il marito nella stesura delle poesie controllando le parole una a una sul dizionario italiano-bergamasco del Ducato di Piazza Pontida: «I àgn i è pasàcc/ ma quando la arde/ la matina in del lècc/ l’è amò la piö bèla». Oltre ai personaggi, il libro ripercorre episodi della vita del poeta e dei suoi amici : la Prima Comunione, le vacanze estive in colonia («Te partièt coi lacrimù/ sö la coriéra a la stassiù/ öna alìs pìcola pìcola/ per stà vià ü mis»), i primi amori, le battute di caccia. Burgarella, il cui impegno per la prevenzione e la cura delle malattie cardiache dura da più di trent’anni, trova un punto di contatto tra medicina e poesia. «In entrambi i casi, a muovermi è il piacere di far star bene la gente, di darle serenità. Credo che il mestiere di medico mi abbia aiutato a sviluppare una sensibilità particolare nei confronti delle persone e delle loro storie, e spero che questo traspaia anche dal libro». Fulmineo il tempo di composizione dell’opera: «Ho scritto tutte le poesie in una decina di giorni, sull’onda dei ricordi e dell’ispirazione». Quasi un record per il poeta che, parola sua, «l’canta l’ànima/ e i sentimèncc/ de töta la sò zét/ che sèmper l’à tegnìt/ nel de dét».(09/02/2008)

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