La sfida dei Nomadi, attuali da 50 anni
Mercoledì 3 al Creberg, ci sono biglietti

Ancora girano come trottole, i Nomadi. Sono in tournée da un anno all’altro, e se si fermano per qualche mese è giusto per prendere fiato, entrare in studio di registrazione e scrivere nuovi capitoli di una lunga avventura.

Mercoledì 3 febbraio tornano al Creberg Teatro (inizio ore 21; biglietti ancora disponibili) e l’occasione è propizia per incontrare dal vivo una delle storiche band del pop italiano.

C’è un disco, uscito poco tempo fa, interessante perché fa il punto della storia, partendo dall’inizio, da «Il sogno di due sedicenni divenuto realtà». In copertina Augusto Daolio e Beppe Carletti com’erano da ragazzetti, quando hanno dato vita ai Nomadi. Le canzoni stanno alla regola dell’amarcord, naturalmente. Carletti ha voluto rendere omaggio al compagno scomparso tanti anni fa, rinverdendone la voce attraverso canzoni più e meno note: qualcosa che andasse al di là della facile memoria di «Io vagabondo», «Dio è morto» e altri classici del genere.

Lo stile dei Nomadi è rimasto quello. Lo dimostra anche l’ultimo album ufficiale della band «Lascia il segno», anticipato da un biglietto da visita come «Non c’è tempo da perdere». È il trentesimo anello di una discografia esemplare, lo slogan forte di un gruppo che chiede al suo pubblico una riflessione sul tempo e sulla vita. È importante lasciare una traccia, un’eredità etica e morale, un segno d’impegno, anche politico. Nel disco affiorano parole chiave: amore, uguaglianza, integrazione, giustizia. Le parole manifesto che da sempre rappresentano il mondo dei Nomadi.

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