«Cavalleria rusticana» al Teatro Donizetti

Venerdì 1 dicembre alle 20.30 e domenica 3 dicembre alle 15.30, al Teatro Donizetti, va in scena «Cavalleria rusticana», melodramma in un atto di Targioni-Tozzetti e Menasci, musica di Pietro Mascagni, direttore Maurizio Dini Ciacci, regia Roberto Recchia. L’opera sarà preceduta dalla proiezione del film muto «Rapsodia satanica» di Nino Oxilia (1915) con musiche originali di Mascagni eseguite dall’Orchestra Bergamo Musica Festival Gaetano Donizetti, direttore Maurizio Dini Ciacci. «Cavalleria rusticana» è una nuova Produzione del Bergamo Musica Festival Gaetano Donizetti, con allestimenti del Teatro della Fortuna di Fano. Interpreti principali: Anna Malavasi, Roberto De Biasio, Giuseppe Pizzicato, Daniela Innamorati Scene: Francesco Calcagnini e allievi della classe di scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Urbino
Orchestra e Coro del Bergamo Musica Festival Gaetano Donizetti.

Scheda di sala
Cavalleria rusticana ebbe il suo battesimo il 17 maggio 1890 al Teatro Costanzi di Roma: il giovane Pietro Mascagni aveva partecipato ad un concorso indetto dall’editore Sonzogno vincendo su altri 73 concorrenti. In palio, la pubblicazione e l’allestimento. La chiara vittoria ed il clamoroso successo di pubblico fecero capire da subito che la nuova opera era destinata a percorrere i palcoscenici di tutto il mondo.
Genesi e tensioni estetiche ben diverse ebbe invece il film di Nino Oxilia (1915) commissionato dalla Cines di Roma e progettato con grandi ambizioni artistiche.

L’accostamento in serata unica di queste due diversissime declinazioni del genio livornese prosegue l’itinerario dei deliri d’amore spingendosi dunque
verso il Novecento in chiave simbolista e verista. Il sovrannaturale faustiano, condotto per una volta verso il mondo femminile, e la crudeltà rusticana, esaltata dalla potenza della musica, si fondono in un progetto unico che utilizza la tradizione cinematografica italiana, la pellicola come terreno di scambio. Il fotogramma diventa boccascena:
ambiente d’incontro fra passioni apparentemente inconciliabili e che invece animavano con vigore le sensibilità artistiche di quella straordinaria generazione che andò ad infrangersi sulle trincee della grande guerra.

E’ l’alba del giorno di Pasqua. Nella piazza deserta di un piccolo paese della Sicilia, Turiddu, che con la madre è proprietario dell’osteria del paese, canta le bellezze della sua amante Lola, moglie del carrettiere Alfio. Il luogo si anima poco dopo con il passaggio dei paesani che si preparano a partecipare alle funzioni pasquali. Santuzza, fidanzata di Turiddu, lo sta cercando e giunge fino all’osteria dove ne trova la madre, Lucia. L’anziana donna dice che il figlio è partito per andare a prendere del vino, ma Santuzza è convinta che si trovi in paese dove, a notte fonda, qualcuno lo avrebbe visto aggirarsi intorno alla casa di Lola. Intanto arriva in piazza proprio il marito di quest’ultima, Alfio, appena ritornato da uno dei suoi lunghi viaggi di lavoro.
Quando chiede a mamma Lucia un certo tipo di vino e lei risponde che lo ha finito ma che il figlio è via per l’approvvigionamento, Alfio è sorpreso: ha appena visto Turiddu nei pressi della sua casa.
Dalla chiesa intanto giungono le note dell’Alleluja e tutti si apprestano ad entrare.
Rimasta sola con Santuzza, mamma Lucia vuole dei chiarimenti.
Scopre così che il figlio, un tempo fidanzato con Lola, tornato dal servizio militare e trovandola sposata ad Alfio, aveva cercato di dimenticarla amando Santuzza. Ma poco ci volle perché i due, approfittando delle frequenti assenze di Alfio, tornassero a vedersi e ad amarsi.
Sconvolta, mamma Lucia entra in chiesa lasciando sola Santuzza che, scomunicata, non può entrare. Compare finalmente Turiddu che alle pressanti inchieste della fidanzata risponde mentendo; tra i due scoppia una lite interrotta da Lola che, come gli altri, va alla messa. Anche Alfio, dopo che Turiddu e Lola sono già entrati, si avvia in chiesa ma è fermato da Santuzza che, ancora sconvolta dalla lite, gli rivela che i due sono amanti. Finita la messa, il popolo si riversa sulla piazza.
Turiddu dall’osteria offre da bere a tutti ma Alfio rifiuta e furente lo sfida a duello. Dopo un addio struggente alla madre, alla quale raccomanda di aver cura di Santuzza,Turiddu affronta il carrettiere e viene ucciso.(29/11/2006)

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