Le macchine fotografiche di Limonta:
addio Bergamo, volano a Shanghai

«Gli anni avanzano, è la collezione della mia vita, macchine fotografiche raccolte dagli anni ’60. Non potevo più tenerla con me. Avrei voluto che restasse a Bergamo, ma non è stato possibile. L’ho venduta a un industriale di Shanghai che vuole creare un museo dell’immagine».

Gianni Limonta parla nel suo negozio di piazzetta Santa Lucia, a due passi dalla clinica San Francesco. Limonta è un fotografo molto conosciuto anche al di fuori delle nostre Mura; la sua macchina fotografica ha fermato immagini in tutto il mondo, i suoi volumi sono pubblicati da editori come Mondadori-Electa. Ma non ha mai abbandonato la sua bottega di Santa Lucia e forse ormai è l’ultima bottega di fotografo rimasta a Bergamo.

Racconta: «Erano tremila pezzi, una raccolta che ho cominciato quando ho aperto il negozio qui in Santa Lucia, nel 1965. Avevo iniziato a lavorare nel settore qualche anno prima alla Color Service, che era l’azienda più grande in Italia. Avevo 14 anni. A 21 mi sono messo in proprio. Nel 1980 ho aperto un grosso studio fotografico in via Pignolo, al 108. La fotografia digitale ha determinato la fine di un’epoca. E l’avvio di un’altra».

La collezione di Gianni Limonta comprende banchi ottici in legno, macchine del 1840 per dagherrotipi, fotografie che venivano impressionate su lastre di rame. La macchina a raggi infrarossi usata dagli americani nella guerra di Corea. Dice Limonta: «L’avevamo soltanto io e il governo americano».

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