Narratore poetico della nostra terra
Funerali privati per Ermanno Olmi -Video

È morto a 87 anni Ermanno Olmi: il grande regista, nato a Bergamo ma cresciuto a Treviglio, era ricoverato all’ospedale di Asiago da venerdì sera. Il regista era malato da tempo.

Il decesso tra domenica 6 e lunedì 7 maggio: il suo ricovero è avvenuto tre giorni fa in seguito all’aggravarsi della malattia che l’aveva minato tempo fa. Gli sono stati vicino fino all’ultimo i figli Andrea e Fabio e la moglie Loredana Detto, che fu la protagonista femminile de «Il posto», il suo secondo film.

I funerali si svolgeranno in forma strettamente privata, «come desiderava in linea con una vita piena di affetti e amicizie ma riservata» si legge sul profilo Fb ufficiale del regista.

Ermanno Olmi era nato 24 luglio del 1931. Nel 1978 aveva vinto la Palma d’Oro al Festival di Cannes per «L’albero degli zoccoli», film vincitore anche del Premio César. Nel 1989 il Leone d’Oro al Festival del Cinema di Venezia per «La leggenda del santo bevitore». Il premio alla carriera a Venezia nel 2008.

Ermanno Olmi ha raccontato la nostra terra con grande intensità attraverso «L’albero degli zoccoli»: il film getta uno sguardo poetico, ma allo stesso tempo realistico, privo di sentimentalismi, al mondo contadino, l’ambiente nel quale il regista è nato e cresciuto e al quale è sempre rimasto legato.

Regista autodidatta, pioniere nel campo del documentario, creatore di un linguaggio personale e fuori da ogni schema fin da opere come «Il tempo si è fermato», «I recuperanti», Olmi ha sempre sperimentato con grande curiosità e intelligenza. Fu il primo a portare al cinema il dialetto come lingua con il capolavoro de «L’albero degli zoccoli».

Nato a Bergamo ma la famiglia, padre ferroviere madre operaia, si trasferì a Treviglio quando lui era ancora piccolo, ed è lì che il regista è di fatto cresciuto. «Sono nato a Bergamo, in un quartiere chiamato Malpensata - ha raccontato lo stesso Olmi in una monografia a lui dedicata che riporta una sua intervista rilasciata a Charlie Owens -. Io spero che quando sono venuto al mondo mia madre l’abbia pensata in modo diverso, ovvero che sia stata una bella pensata l’avermi messo al mondo!».

Di famiglia profondamente cattolica, Olmi rimane da giovane orfano di padre, morto durante la seconda guerra mondiale; frequenta prima il liceo scientifico e poi il liceo artistico, ma non porta a termine gli studi. Si trasferisce a Milano per seguire i corsi di recitazione dell’Accademia di Arte Drammatica e nello stesso tempo, allo scopo di mantenersi, trova anche un lavoro presso la Edisonvolta, dove già lavorava la madre, che gli affida l’organizzazione delle attività ricreative per i dipendenti, in particolare quelle relative al servizio cinematografico, e gli viene richiesto di documentare le produzioni industriali attraverso filmati.

Olmi sfrutta l’occasione per dimostrare la sua intraprendenza e il suo talento con la macchina da presa e pur non avendo praticamente nessuna esperienza alle spalle, tra il 1953 e il 1961 realizza decine di documentari.

Nel 1959 Olmi debutta sul grande schermo con il lungometraggio «Il tempo si è fermato», storia imperniata sull’amicizia fra uno studente e il guardiano di una diga e ambientato nell’isolamento e nella solitudine dell’alta montagna.

Due anni dopo grazie a «Il posto» (prodotto dalla casa di produzione 22 dicembre, fondata dallo stesso Olmi con gruppo di amici) ottiene ottime recensioni da parte della critica. Il film ruota intorno alle aspirazioni di due giovani alle prese con il loro primo impiego. La pellicola si aggiudica il premio della critica alla Mostra del cinema di Venezia del 1961. Nel successivo film, I fidanzati (1963) si ritrovano ancora l’attenzione al quotidiano, alle cose semplici della vita, alle vicende del mondo operaio; il tutto intessuto da una vena intimista. Gira in seguito «E venne un uomo» (1965), un’attenta e partecipe biografia di Papa Giovanni XXIII. Qui l’ultima intervista rilasciata a BergamoTv:

https://www.ecodibergamo.it/videos/video/ultima-intervista-olmi-2011_1036990_44/

Il capolavoro, dopo una successione di opere tra documentari e film, arriva nel 1978 con appunto «L’albero degli zoccoli» che si aggiudica la Palma d’oro al Festival di Cannes e il Premio César per il miglior film straniero. In quegli anni si trasferisce da Milano ad Asiago, dove da quel momento risiederà.

Nel 1982 a Bassano del Grappa fonda la scuola di cinema Ipotesi Cinema. Sempre nel 1982 dirige «Camminacammina», allegoria sulla favola dei Re Magi. Torna a girare documentari per la Rai, oltre ad alcuni spot televisivi.

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