Pienone all’Uci di Orio per Ligabue
Il regista cantante acclamato dai fan

Lunghe code per salutare Ligabue. Il cantante e regista ha presentato all’Uci Cinemas di Oriocenter il suo ultimo film, «Made in Italy».

Centinaia di fan si sono presentati all’ingresso delle sale per salutare il Liga. Date le richieste del pubblico è stata aggiunta una terza sala per l’appuntamento. Sull’onda del successo del suo concept album (tre volte disco di platino) “Made in Italy”, il rocker di Correggio ci ricasca e trae da quell’opera il film omonimo nel quale ritrova, a vent’anni di distanza, come dicevamo, lo stesso Stefano Accorsi nei pani di un operaio in crisi lavorativa ed esistenziale.

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«Volevo far venire nostalgia dell’Italia, non a chi è andato via ma a chi ancora ci sta», ha dichiarato il regista presentando questa sua nuova fatica cinematografica. Ed è proprio il tema della nostalgia il filo rosso che serpeggia in un racconto che non è conchiuso in se stesso in una narrazione lineare ma come sfilacciato in tanti momenti, in tante istantanee di un presente confuso e caotico. Così come confuso e caotico è il Riko di Stefano Accorsi. Siamo sempre nella provincia amata dall’autore reggiano: la fabbrica, gli operai, il bar, le partite a carte, le serate nei locali, gli amorazzi rubati, le zingarate, la solidarietà, l’amicizia. Ma tutto venato da una sorta di crepuscolarismo acuito dalla crisi economica che falcidia posti di lavoro e da crisi sentimentali che falcidiano matrimoni. Come quello di Riko con Sara (Kasia Smutniak), arrivato da tempo al capolinea.

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L’esatta fotografia del presente ci sembra quella del momento in cui, dopo qualche birra di troppo, Riko si confida con Carnevale, l’amico di sempre, sul momento difficile che sta vivendo: “vivo in una casa che ha tirato su mio nonno, mio padre l’ha ingrandita, e io non riesco più a permettermi, devo venderla, ma nessuno la compra. E poi Sara ha un altro…”. Una fotografia del presente che affonda le sue radici nel passato: l’euforia della ricostruzione post bellica (il nonno che costruisce la casa), il benessere del boom economico (il padre che la amplia) e la crisi attuale (Riko costretto a vendere l’immobile), che si riverbera nella crisi esistenziale e sentimentale. Nel raccontare questo piccolo spaccato di vita provinciale magari non tutto torna, ci si perde, ci si ritrova, si ascoltano le canzoni del “Liga” che fanno da sfondo sonoro e da contrappunto alle vite di personaggi che in fondo però tengono duro e ci ricordano che la speranza, nonostante tutto, è un sentimento che vale la pena di coltivare.

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