Sei racconti pungenti, costruiti tutti al femminile

«Tonno + gru = rettile/ mosca + balena =?». L’enigma rimbalza dal foglio con un punto interrogativo di difficile da cancellare. Uno sguardo intorno, ma niente: le caselline rimangono vuote. La battaglia navale ha mietuto la sua vittima tra banchetti, sedioline e candidati raccolti a migliaia in un teatro tenda.

È uno degli scampoli tessuti con felicità narrativa e ironia dalla trentenne Valeria Parrella nel suo libro d’esordio «mosca più balena» (ed. Minimum Fax, pp. 103). Sei racconti brevi e intensi, costruiti con una prosa semplice e fluida. Un libro al femminile che vede protagoniste donne coraggiose, con il loro bagaglio di fortuna ed esperienza variamente connotato.

Sullo sfondo di una Napoli febbrile e vivace, la scrittrice intesse storie e personaggi che si cimentano (e si adattano) con la normalità dell’esistenza. E anche quando cercano di realizzare un’ambizione a una vita diversa e straordinaria sono intrisi di una quotidianità raccontata senza fronzoli. La penna di Valeria Parrella scorre, veloce e pungente, tra concorsi pubblici ed elezioni politiche; entra in negozi di lusso e sorvola su discariche a cielo aperto. Il suo occhio osserva e fissa sulla pagina scritta casi umani e realtà fissati sulla pagina con il registro dell’originalità. Nel primo racconto, «Quello che non ricordo più», il terremoto - e le gare d’appalto che ne conseguono - è raccontato (ironicamente) attraverso lo sguardo progressista di due genitori seguaci delle dottrine di Voltaire. La figlia, diventata adulta, ricorda con lo sguardo scettico della bambina che fu il naufragio delle teorie firmate dal dott. Spock, smantellate dal pragmatismo di comari e fattucchiere. Con la sua laurea in lettere classiche in tasca, Valeria Parrella - che oggi pomeriggio alle 18 incontrerà il pubblico bergamasco nella ex sala consiliare di via Tasso - attraversa la vita da glottologa e interprete della lingua italiana segni. Navigando tra esistenza e letteratura non si ferma alla semplice descrizione della piccola borghesia partenopea, ma tratteggia dei tasselli di un’umanità vibrante di vita. Con uno stile rapido e spigliato svela i fili sottili che legano camorra e politica a Napoli («Montecarlo»); segue la parabola di un’arrampicatrice sociale dai piani bassi degli spacciatori fino all’approdo all’élite borghese intrisa di politica. Spinti dalla sete dell’ambizione o indolenti, i personaggi creati da Valeria Parrella si trovano loro malgrado sul cammino della vita. Qualcuno cerca di realizzare i suoi sogni, qualcun’altro incasella fatti e pensieri nella logica della matematica. Come Vera («Scala quaranta») che tutto confida ai numeri: «Le riuscivano facili e la rilassava; se solo ci avesse pensato, vent’anni prima, si sarebbe iscritta a matematica. Ma non ci pensò, e sposò suo marito». La vita attraversa i suoi personaggi senza troppi sconvolgimenti: «La cosa migliore - dice la protagonista dell’ultimo racconto "Il passaggio" - è che non voglio fare nulla per cambiare questo stato di cose, diciamo pure che non mi importa, che mi sta bene così... Non sono vere e proprie decisioni: è che in questo momento della mia vita non posso essere diversa». Ma in fondo l’esistenza va un po’ come vuole, come sembra dire «Dritto dritto negli occhi»: un cocainomane vive con la mamma, organizza bislacche campagne elettorali.

Un esordio narrativo condotto da Valeria Parrella con un ampio ricorso al dialetto e al parlato, con l’orecchio sempre teso alla letteratura. Le storie di «mosca più balena» - che ha già vinto il premio Amelia Rosselli 2003 - rivelano scampoli di umanità di una Napoli ritratta dal vero della sua borghesia.

(09/03/2004)

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