Assassin’s Creed Odyssey
L’Odissea secondo Ubisoft

Era dai tempi di The Withcer 3 che non si vedeva un’avventura action RPG tanto vasta e ricca di contenuti e attività da svolgere. Molte le novità, come le battaglie campali in stile For Honor, le tante skill che spettacolarizzano i combattimenti, i mercenari, il ritorno in grande stile della componente navale, e un protagonista (maschile o femminile) finalmente degno di tale nome e che non si dimenticherà una volta giunti i titoli di coda.

Piattaforma: Pc, Xbox One, PlayStation 4

Genere: Action RPG

Sviluppatore/Produttore: Ubisoft Quebec

Distributore: Ubisoft

PEGI: 18

L’Antica Grecia, la culla delle civiltà occidentali, là da dove si è radicata e sviluppata la cultura europea che ha poi raggiunto la sua massima espressione ed espansione attraverso l’Impero romano. È qui che è ambientato Assassin’s Creed Odyssey, nome non proprio fantasioso ma che vuole immediatamente rievocare i miti e le leggende che hanno fatto grande la Grecia antica e la sua letteratura. Il nuovo capitolo della saga degli assassini targata Ubisoft, che giunge alla sua undicesima iterazione, è disponibile da qualche giorno sugli scaffali dei negozi per Pc, Xbox One e PS4 e giocabile in streaming su Nintendo Switch (ma solo in Giappone). Andiamo a scoprire se l’Odissea secondo Ubisoft rende onore all’opera di Omero.

431 a.C., siamo alle prime avvisaglie della guerra del Peloponneso, il conflitto che mise Sparta contro Atene per la conquista e il dominio della Grecia; è in questo contesto storico che agisce il protagonista. E qua troviamo già la prima novità: per la prima volta nella storia della saga il giocatore può infatti scegliere se vestire i panni di un personaggio maschile, Alexios, o femminile, Kassandra (considerato da Ubisoft il personaggio canonico dell’avventura), fratelli e discendenti del famoso re spartano Leonida. A prescindere dalla scelta fatta, il protagonista scelto è un mercenario, un misthios (così viene chiamato un mercenario in greco) in cerca del suo posto nel mondo. Cacciato quando ancora era un bambino dalla sua gente per via di una profezia, il piccolo Alexios/Kassandra si ritrova ben presto lontano dalla sua Sparta: il destino l’ha portato sulle spiagge della piccola e dimenticata isola di Cefalonia, dove lo svampito mercante e faccendiere Marco si prende cura di lui. Una volta adulto, un incarico misterioso porterà il misthios ad abbandonare la piccola Cefalonia, spingendolo a sciogliere tutti i nodi di un passato avvolto dalle ombre e dai segreti. Sullo sfondo il conflitto tra Sparta e Atene detterà i ritmi di una narrativa apparentemente impermeabile e unicamente legata alle origini familiari del protagonista, ma che assume poco alla volta la direzione epica che merita di avere un racconto ambientato nell’Antica Grecia. Senza però lasciare mai a bocca aperta, purtroppo.

A dare maggior spessore alla sceneggiatura un’altra novità: le scelte dialogiche. Proprio come in molti giochi di ruolo (ormai è chiaro: Assassin’s Creed è un action RPG a tutti gli effetti) – da Mass Effect a The Witcher – anche in Assassin’s Creed Odyssey il giocatore è chiamato a compiere delle scelte che andranno ad influenzare e modificare il corso degli eventi. In Odyssey non ci sono però solo il bianco o il nero, ma le sfumature si sprecano: i ragazzi di Ubisoft hanno messo in piedi un sistema di causa-effetto che non si basa sulla semplice scelta giusta o sbagliata, ma che cerca di mettere costantemente il giocatore in difficoltà spingendolo a decidere, ad esempio, se fidarsi o meno di un personaggio seguendo i suoi consigli o agire di testa propria. Finalmente lo possiamo dire: dopo gli indimenticati Altair ed Ezio, con Kassandra/Alexios torna un personaggio (anzi due) davvero interessante. E se la trama generale di Odyssey seppur buona non spicca in quanto ad originalità e colpi di scena, è soprattutto il protagonista – questa volta ben caratterizzato – che valorizza la sceneggiatura, a braccetto con la bellissima Grecia e il suo vasto e fascinoso universo narrativo.

Tutto molto bello, ma cosa è rimasto dei primi capitoli in termini narrativi? Effettivamente poco. Assassin’s Creed Odyssey è un’odissea senza assassini. Se in Asssasin’s Creed Origins si assisteva alla nascita dell’Ordine degli Assassini nell’Antico Egitto, con Odyssey i ragazzi di Ubisoft hanno voluto fare un ulteriore passo indietro, precisamente di quattrocento anni. Già in Origins la parola “assassini” non veniva praticamente mai pronunciata, ma si avvertiva la sensazione di essere vicini alla nascita di quello che poi sarebbe diventato l’Ordine. In Odyssey, invece, siamo lontani da tutto ciò che abbiamo imparato a conoscere da Altair in poi. E così doveva essere. Viene però portato avanti il discorso legato alla Prima Civilizzazione e ai Frutti dell’Eden, anche per mezzo delle sequenze moderne in cui si vestono i panni di Layla Hassan. Per buona pace dei puristi, a queste fasi è stato dedicato poco spazio.

Come abbiamo già scritto poco sopra, Assassin’s Creed Odyssey è ormai a tutti gli effetti un action RPG. Dopo il passaggio di transizione action-adventure e rpg segnato da Origins, con Odyssey si può tranquillamente affermare che la trasformazione sia stata completata.

I ragazzi di Ubisoft hanno preso quindi quanto di buono fatto in Origins (esplorazione, sistema di loot ricco, crafting, potenziamento armi, tante side quest eccetera) e lo hanno portato ad un livello superiore. In primis non possiamo non sottolineare la vastità della Grecia e la grande quantità di contenuti: oltre alle quest principali, il mercenario può affrontare miriadi di missioni secondarie, alcune a tempo, altre “mordi e fuggi” del tipo: prendi oggetto A e consegnalo a B, altre ancora decisamente più complesse e strutturate e che contribuiscono a dare forma e sostanza ad uno degli universi narrativi (quello che in gergo viene chiamato “lore”) più interessanti e stratificati di sempre. Indubbiamente il più interessante nella storia della saga di Assassin’s Creed.

A ciò si aggiungono due nuovi elementi che i ragazzi di Ubisoft Quebec hanno preso in prestito da altre opere della software house francese. A cominciare dal sistema che gestisce i mercenari che ricorda in parte il “Nemesis” degli orchi visto nei capitoli de La Terra di Mezzo. Oltre al protagonista, in Grecia ci sono tanti altri misthios (dotati di abilità e caratteristiche uniche come punti deboli e punti di forza, ottenibili da altri mercenari) che è possibile incontrare ed eliminare per scalare i ranghi. I mercenari si possono incontrare per caso, oppure saranno loro a cercare il protagonista qualora sulla sua testa ci fosse un taglia, che si attiva dopo aver compiuto azioni poco raccomandabili. Idea interessante ma che non viene sufficientemente valorizzata nel corso dell’avventura, restando in superficie e limitandosi a poco più di una mera “classifica”.

Nell’eterno conflitto fra Sparta e Atene viene data la possibilità al giocatore di ridurre il livello di “Potenza della Nazione” (il dominio) dell’esercito che controlla una determinata regione, eliminandone le guarnigioni, i capitani, o distruggendo le scorte di guerra. Una volta che il livello di dominio in quella regione si è abbassato considerevolmente è possibile prendere parte ad una battaglia di conquista, scegliendo se prendere le parti dell’esercito invasore o difensore. A questo punto si attiva una vera e propria battaglia campale che ricorda un altro titolo Ubisoft: For Honor. Essendo mercenari non esiste la possibilità di schierarsi definitivamente a fianco di una fazione o dell’altra: di volta in volta, infatti, si può scegliere se combattere a fianco degli spartani o degli ateniesi, senza precludere scelte future. Contribuendo alla vittoria dell’esercito si riceveranno delle ricompense, ma niente di più. Per certi versi l’idea poteva essere sviluppata meglio, ad esempio gettando le basi per una sorta di mini-sistema gestionale, ma evidentemente i ragazzi di Ubisoft Quebec non hanno voluto esagerare mettendo troppa carne al fuoco. Il rischio di uscire dal seminato è sempre dietro l’angolo.

Se da un lato il combat system non ha subito variazioni significative nella sua meccanica di base, sono tantissime le skill – suddivise nei rami Guerriero, Cacciatore e Assassino – a cui il giocatore può attingere per affrontare i suoi avversari, e i ragazzi di Ubisoft si sono davvero sbizzarriti in tal senso: dal calcio di Sparta (ispirato al famoso calcione di Leonida/Gerard Butler nel film 300 di Zack Snyder “Questa è Sparta!”), al colpo del predatore (un super tiro con l’arco), attacchi infuocati, spezzascudo e tanto altro ancora. Salendo di livello e sbloccando le abilità Kassandra/Alexios si trasforma in una vera e propria macchina da guerra, ma in certe situazioni il buon, vecchio approccio stealth sarà comunque necessario se non fondamentale.

Da questo punto di vista assume ancora maggior importanza la componente esplorativa (che può essere guidata o libera a seconda della scelta iniziale del giocatore). Che sia a piedi, a cavallo o via nave (sì, è tornata prepotentemente anche la componente marittima, con qualche piccola novità come la possibilità di assoldare luogotenenti che migliorano le caratteristiche della nave) l’enorme mondo di gioco è una scoperta continua di piccoli accampamenti di fortuna, roccaforti, templi, isolette, famosissimi monumenti spesso legati a quest specifiche. Se all’inizio del gioco si è scelta la modalità di gioco “libera” - consigliata dagli stessi sviluppatori e che rispecchia in toto la nuova filosofia action RPG del franchise – il giocatore dovrà spesso affidarsi al suo inseparabile amico pennuto Icaro che (come il Senu di Baye in AC: Origins) permetterà al misthios di avere una visione dall’alto, marcando nemici, obiettivi della missione o qualsiasi altro tipo di oggetto. Nella modalità “guidata”, quindi, come nei vecchi capitoli, tutto viene invece evidenziato automaticamente dal sistema di gioco che guiderà per mano il giocatore da una missione all’altra. Un’esperienza decisamente poco RPG, in questo caso.

Era dai tempi di The Withcer 3 che non si vedeva un’avventura action RPG tanto vasta e ricca di contenuti e attività da svolgere. Molte le novità, come le battaglie campali in stile For Honor, le tante skill che spettacolarizzano e diversificano i combattimenti, i mercenari, il ritorno in grande stile della componente navale, e un protagonista (maschile o femminile) finalmente degno di tale nome e che non si dimenticherà una volta giunti ai titoli di coda.

Alcuni spigoli ancora ci sono, come una trama generale buona – a tratti epica come giusto che sia – ma non scritta come altri tripla A (in questo caso, il paragone con The Witcher non regge) e alcuni nuovi elementi di gameplay che avrebbero meritato un maggior approfondimento. Bello, ricco ma imperfetto, Assassin’s Creed Odyssey è uno dei migliori capitoli della saga, e pensare che non ci sono nemmeno gli assassini.

© RIPRODUZIONE RISERVATA