The Witcher 3: gdr
fantasy (quasi) definitivo

Sottotitolo: Nonostante un combat system non irresistibile e un sistema di crescita poco stimolante rispetto ad altri giochi di ruolo, The Witcher 3: Wild Hunt riesce ad essere un capolavoro (non assoluto, ma comunque tale).

Piattaforma: PC, PlayStation 4 e Xbox One

Genere: Gioco di ruolo d’azione

Sviluppatore: CD Projekt RED

Produttore: CD Projekt

Distributore: Bandai Namco Entertainment

PEGI: 18

Nel 2007, The Witcher - action gdr sviluppato dall’allora sconosciuto team polacco CD Projekt RED- esordì sul mercato videoludico quasi in punta di piedi. Nonostante un lancio «low profile», il gioco di ruolo polacco riuscì a conquistare migliaia di videogiocatori in tutto il mondo grazie a un’affascinante atmosfera dark-fantasy e al protagonista Geralt di Rivia, antieroe razionale, equilibrato e un po’ dongiovanni. Geralt è un witcher, ovvero uno stregone mutante che, di professione, uccide mostri su commissione. L’universo immaginario di The Witcher non è però tutta farina del sacco di CD Projekt ma si ispira ai romanzi di Andrzej Sapkowski, scrittore molto conosciuto in Polonia.

Il successo ottenuto dal primo capitolo portò gli sviluppatori mitteleuropei a realizzare un sequel, che consacrò definitivamente The Witcher nell’Olimpo dei videogiochi. Con il terzo capitolo, The Witcher 3: Wild Hunt, CD Projekt chiude il cerchio delle avventure di Geralt proponendo una struttura di gioco open world, la più maestosa vista finora in un gioco di ruolo occidentale.

Le vicende di The Witcher 3 ruotano attorno ad un nuovo personaggio: Ciri, la figlioccia biondo cenere di Geralt, cresciuta e addestrata dallo strigo e che pare essere scomparsa nel nulla per sfuggire alla Caccia Selvaggia, un gruppo di spettri a cavallo (che ricordano i Nazgûl del Signore degli Anelli) la cui apparizione è presagio di morte e sventura. Sarà ovviamente compito del padre putativo Geralt trovare la ragazza. Una missione che porterà il witcher a intraprendere un lungo viaggio nel quale incontrerà vecchi e nuovi amici e affronterà diverse peripezie, il tutto sullo sfondo di una cornice socio-politica estremamente fragile, con i Regni Settentrionali malamente sottomessi al dominio dell’Impero di Nilfgaard.

Nonostante la struttura open world, The Witcher 3 presenta - alla stregua del primo e, soprattutto, del secondo capitolo - una narrazione ben scritta, intrigante e sufficientemente arzigogolata, che fonde con maestria le vicissitudini personali di Geralt alle dinamiche politiche dell’universo immaginario scaturito dalla penna di Sapkowski. I punti di forza sono le eccellenti linee di dialogo e una sceneggiatura totalmente dinamica, imperniata su un sistema di scelte-conseguenze basato più su compromessi, istinto e ragione che sulla moralità. Nel mondo di The Witcher non esiste infatti una netta separazione fra bene e male (come, ad esempio, in Mass Effect), ma ogni soluzione presa nasconde inevitabilmente delle ombre. La grandezza di The Witcher 3 è quindi la capacità di portare la narrativa fantasy ad un livello superiore, più maturo e credibile, come ha insegnato George R. R. Martin con Game of Thrones.

L’enorme mondo di The Witcher 3 è composto da una piccola area iniziale, Bianco Frutteto, e tre macro-aree immense e completamente esplorabili: Velen, Novigrad e le Isole Skellige. Ogni regione contiene al suo interno tantissimi paeselli che forniscono diverse missioni secondarie, contratti da witcher e una serie di personaggi con cui interagire, come fabbri, armaioli e commercianti. Per spostarsi all’interno delle vaste terre di The Witcher 3, lo Strigo può contare sul suo fedele destriero Rutilia (richiamabile in qualsiasi momento con un fischio), navigare con un a piccola barchetta oppure scegliere l’opzione viaggio rapido, disponibile solo fra due località già visitate. L’impostazione del mondo, le possibilità esplorative, gli spostamenti a cavallo, le dinamiche legate ad alcune missioni, i nugoli di paeselli visitabili, ricordano molto da vicino quanto visto in Red Dead Redemption, il capolavoro western di Rockstar. Ed è ovviamente un bene.

Il pacchetto contenutistico offerto da Witcher 3 è esageratamente immenso. Oltre alla succosa parte relativa alla trama principale, il giocatore potrà sbizzarrirsi a completare i tantissimi contratti da witcher (eliminare mostri che spaventano i villaggi), eseguire le numerose missioni secondarie disponibili, varie e ben scritte: si va dall’indagine di un omicidio con i sensi del witcher, al recupero di un oggetto, passando per il favore all’amico di turno. Le possibilità ludiche non sono ovviamente finite qua, in quanto il witcher, tra una missione e l’altra, potrà anche collezionare e giocare a carte, fare a pugni con uomini di dubbia moralità o esplorare gli anfratti del mondo di gioco per scoprire luoghi e tesori nascosti. La vastità della mappa ha fortunatamente influito positivamente anche sulla generosità del loot: la quantità di armi e di schemi disponibili per costruire pozioni, unguenti, bombe e armamentari è incrementata in maniera esponenziale rispetto al secondo capitolo. The Witcher 3 è quindi tutto fuorché una grande scatola vuota, e inoltre l’enormità dei contenuti - a dispetto della maggior parte dei titoli open-world - è ben ancorata ad un filo conduttore narrativo solido e assolutamente primario nell’economia dell’esperienza.

Come nel secondo capitolo, il sistema di crescita di The Witcher 3 è suddiviso in 4 rami: abilità, combattimento, segni e alchimia. Per poter utilizzare le skill non sarà però sufficiente sbloccarle, ma queste vanno inserite all’interno di uno schema ad hoc con slot in numero limitato che aumentano salendo di livello, fino ad un massimo di 12. Un meccanismo che porta i giocatori a selezionare con attenzione le abilità rendendo ogni witcher diverso dall’altro e meno devastante rispetto ai capitoli precedenti. Oltre alle modalità alternative dei segni, però, l’albero di crescita è grossomodo limitato ai soliti upgrade senza novità degne di nota. Ci si aspettava decisamente qualcosa di più, visto e considerato che il Geralt visto otto anni fa esegue praticamente le stesse «mosse». Una scelta conservativa che premia la tradizione letteraria ma non va incontro all’evoluzione del videogioco.

Il combat system è sempre stato uno dei talloni d’Achille della saga. Con le migliorie apportate al secondo capitolo, ci si aspettava un ulteriore passo in avanti. Passo in avanti che, invece, non c’è stato. Nonostante alcune nuove animazioni, infatti, nel complesso il sistema di combattimento risulta ancora legnoso e inficiato da una telecamera non sempre precisa, proprio come nel predecessore. Serve a poco l’aggiunta della balestra, aspetto poco approfondito e che non spingerà il giocatore ad abbandonare le buone, vecchie spade. Come da tradizione, infatti, Geralt avrà a disposizione due lame: una d’argento, per eliminare i mostri, e una in acciaio per prendersi cura dei nemici umani.

Nonostante le polemiche sui downgrade (il dettaglio grafico prima del lancio del gioco è stato declassato), il comparto estetico di The Witcher 3 è davvero eccezionale. Grazie al nuovo motore grafico proprietario REDengine3 - successore di quello usato per The Witcher 2 - il nuovo pargolo di CD Projekt porta su schermo un impatto visivo maestoso, personaggi ben modellati e caratterizzati, panorami mozzafiato, effetti atmosferici come pioggia e nebbia perfettamente riprodotti e, in generale, una direzione artistica da Oscar. Il tutto viene incorniciato da musiche di sottofondo decisamente orecchiabili e sempre aderenti alla situazione.

The Witcher 3 è uno spettacolo per la vista e per le orecchie ma purtroppo, sia su console che su PC, soffre di una frame-rate ballerino. Problema che si spera venga risolto con future patch. Nonostante un combat system non irresistibile e un sistema di crescita poco stimolante rispetto ad altri giochi di ruolo, The Witcher 3 riesce ad essere un capolavoro (non assoluto, ma comunque tale). La qualità della sceneggiatura dinamica, la corposa profondità caratteriale ed emozionale dei personaggi e la maturità con la quale sono stati scritti i dialoghi alzano l’asticella della narrativa su vette mai viste prima. Il tutto viene impreziosito da un mondo di gioco immenso, stracolmo di missioni secondarie, luoghi da scoprire e tesori da scovare. The Witcher 3 porta lo standard qualitativo dei gdr a un nuovo livello e, ne siamo certi, sarà il punto di riferimento del genere per diversi anni.

Marco Locatelli

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