Seriate, si aspettano le analisi sull’arma
Intanto la nuora se ne va di casa

Clima di attesa a Seriate: si aspettano i risultati delle analisi sull’arma trovata una decina di giorni fa in una siepe vicina alla casa dove è stata uccisa Gianna Del Gaudio.

Gli inquirenti pare non abbiano dubbi a riguardo: l’assassino della donna ha nascosto l’arma del delitto in una siepe a 400 metri di distanza dalla villetta del delitto. Il 6 ottobre un residente di via Presanella 10 a Seriate, mentre potava la siepe del suo giardino, ha trovato incastrato tra i rami un sacchetto di plastica di un supermercato. Dentro c’erano un cutter insanguinato e arrugginito e dei resti di cibo, lo stesso ritrovato a casa Tizzani.

Tutto il materiale è in corso di analisi nei laboratori dei Ris di Parma e c’è grande attesa per i risultati. L’arma, con una lama molto affilata lunga venti centimetri, è perfettamente compatibile con la ferita alla gola che non ha lasciato scampo all’ex professoressa sgozzata nella cucina di casa la notte tra il 26 e 27 agosto.

Intanto a Seriate tutto tace: nella mattinata di giovedì 20 ottobre non ci sono agenti delle forze dell’ordine nei pressi della villetta. Antonio Tizzani è nel frattempo ospite a casa del figlio Paolo, che abita in una villetta a 50 metri dalla sua, dal 27 agosto. L’assalto mediatico da quel giorno non è mai cessato, tanto da indurre la nuora Elena Foresti a trasferirsi con i bambini a casa dei genitori, sempre a Seriate.

Di lei hanno parlato alcuni testimoni in tv, accusandola di aver violato i sigilli della villetta dei suoceri, circostanza smentita dai diretti interessati e dagli inquirenti. Ma non sarebbe stata solo la selva di telecamere e giornalisti a spingere Elena ad andar via di casa. La donna infatti cominciava a manifestare una certa insofferenza verso il suocero, sia per la mancanza di privacy che la sua presenza in casa comportava, sia per l’atteggiamento definito da «padre padrone». Il carattere di Tizzani e la sua relazione con la moglie sono stati attentamente scandagliati dai militari, sia sentendo parenti e amici – nella Bergamasca come ad Avellino, sua terra d’origine – sia colleghi di lavoro di Gianna. Sarebbe emerso un quadro non proprio da «Mulino Bianco» come quello che i figli hanno dipinto ai giornalisti.

Tizzani, secondo le testimonianze raccolte, sarebbe un uomo autoritario, possessivo e con una mentalità antiquata. I referti medici trovati dai carabinieri parlerebbero di maltrattamenti subiti dalla professoressa in questi anni, mai denunciati ma a conoscenza di molte persone che sono state interrogate in questo mese e mezzo di indagini. Tutti sapevano: familiari, amici, colleghi. Sapevano che quelle ferite, ingessature e lividi non erano dovuti a cadute in casa. Ma allora perché Gianna non si è mai allontanata dal marito? Forse per il suo carattere mite, forse per non rovinare la famiglia a cui teneva così tanto. E perchè allora è stata uccisa - se a farlo non è stato l’incappucciato ma il marito? Gelosia, rancore, un rapporto deteriorato negli anni. E forse nemmeno nell’impeto di una lite, ma in un gesto premeditato e lucidamente eseguito: Gianna è stata presa alle spalle e sgozzata, con tanta forza da lasciarla quasi decapitata. Sul suo corpo nessun segno di lotta o di difesa.

© RIPRODUZIONE RISERVATA