Le balene
di Crummey

Già in «Pinocchio» di Collodi e «Moby Dick» di Melville sono evidenti le tracce del fascino esercitato dalle balene, maestosi sovrani del mare, «mostri» che hanno da sempre sedotto l'uomo.

Già in «Pinocchio» di Collodi e «Moby Dick» di Melville sono evidenti le tracce del fascino esercitato dalle balene, maestosi sovrani del mare, «mostri» che hanno da sempre sedotto l'uomo e che hanno lasciato tracce nelle opere d'arte, nei romanzi, nelle favole e nei sogni.

Philip Hoare, saggista e collaboratore della Bbc, nel suo «Leviatano» (Einaudi) mostra il volto bellissimo ma anche alieno di queste creature, dando voce a una passione iniziata nell'infanzia. Racconta le balene come simbolo che rappresenta «l'altro», incarnazioni della natura matrigna, crudele e misteriosa. Ne rivela le abitudini segrete, mostrando come siano diventate nel tempo miniera di materie prime per l'uomo: l'olio di balena si trovava per esempio nella margarina, nel linoleum e nel sapone, con le interiora si fabbricavano le corde delle racchette.

Hoare compie tra le sue pagine un viaggio reale e metaforico, mettendo in fila aneddoti, ricordi, storie, citazioni di racconti e romanzi, esperimenti scientifici ed esplorazioni geografiche. A metà tra saggio e romanzo, sorprendente e pieno di curiosità. Inizia proprio con la morte di una balena il suggestivo romanzo «Dal ventre della balena» di Michael Crummey (Neri Pozza). Nel Newfoundland, in Canada, tra '800 e '900, una piccola comunità si riunisce intorno all'animale in agonia. Ma quando finalmente si accinge a tagliarlo a pezzi per trarne nutrimento, dal suo ventre esce un uomo, poi soprannominato il «Grande Bianco».

È l'inizio di un racconto surreale e ipnotico. Da riscoprire anche il suggestivo «Il posto delle balene» di Jean Marie Gustave Le Clezio, con illustrazioni di Eloar Guazzelli (Donzelli) un'avventura sulle tracce di un leggendario baleniere assetato di ricchezze.

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