Da New York ammiriamo
Bergamo, esempio di umanità

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Ha diretto orchestre nei più importanti teatri del mondo. Stefano Miceli, di Brindisi ma cittadino del mondo con casa a New York e a Bergamo, così ci scrive.

Bergamo con la sua architettura, il suo spirito di dedizione al lavoro e la sua storia ha sempre conservato dignità e competitività con molta discrezione, spesso celata, quasi a voler custodire e non voler celebrare certe virtù.

Raramente ho sentito citare Bergamo a New York, oggi invece sembra che New York sia quasi gemellata con Bergamo per riscontrare in una piccola città una grande forza che New York ha paura di non avere. Qui a New York si parla dell’Italia e di Bergamo come di due entità diverse e concordo; vedere da New York una Bergamo che, per quanto diffusa sia la tragedia, la sta fronteggiando minuto per minuto con medici, infermieri, volontari e forze dell’ordine che vanno a casa solo se si ammalano.

Bergamo a New York è in questo momento un esempio di umanità e di silenzio nel lavoro duro di chi sta salvando una comunità e, da bergamasco adottato per sedici anni, sento una forte preoccuazione per la comunità bergamasca che soffre, ma allo stesso tempo vedo quanto la comunità stessa sappia reagire e non perdere i suoi valori; New York, che è la mia città, non mi dà la stessa sensazione. Qui New York è blindata, desolata, deserta, allertata, contaminata con più di ventimila contagiati e qualche centinaio di deceduti ad oggi, ma sinceramente manca la forza della comunità, quella complicità di un individualismo responsabile l’uno per l’altro.

A New York si sta a casa senza sapere cosa succede attorno, mentre Bergamo insegna quanto di fronte a questa enorme tragedia l’individuo è dentro una comunità intera e ammiro quella forza di rispondere per sè e per gli altri, una comunità quella bergamasca che non si permette di cantare dai balconi perche ci sono altre priorità. n 
Stefano Miceli

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