«La vita è un mistero, incontrollabile»

Questo spazio è dedicato ai lettori che ci scrivono per condividere i loro sentimenti, i progetti in questo momento di isolamento forzato per combattere il coronavirus. Scrivete al nostro indirizzo email: [email protected] oppure attraverso la pagina Facebook de L’Eco di Bergamo.

Diamo spazio, qui e sul giornale, ai lettori che vogliono condividere i sentimenti, i progetti in questo momento di isolamento forzato per combattere il coronavirus. Scrivete al nostro indirizzo email: [email protected] oppure attraverso la pagina Facebook de L’Eco di Bergamo.
Molti ci mandano foto di bambini: è importante che nella mail entrambi i genitori autorizzino, anche indicandolo semplicemente nella email, la pubblicazione dell’immagine.
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Anissa è una psicologa, che ora fa la mamma a tempo pieno. Ci ha inviato questa sua riflessione, per condividerla con noi e con tutti i lettori.

È giunto il tempo di fermarci, di riflettere, di stare sospesi nella più totale incertezza! Chi vorrebbe mai stare nel dubbio, nei confini dell’ignoto e dell’incomprensibile? Abbiamo le agende colme di appuntamenti per riempire tutti i vuoti e sentirci vivi, gratificati, come se il tempo non strutturato significasse tempo perso… Eppure, questo tempo inquieto ci costringe a fermarci e riflettere!

È sera tardi. Mi angoscia sentire le sirene delle ambulanze mentre scrivo queste righe. Le lacrime scendono, forse per chi sta attraversando il dolore della lotta contro il tempo, immerso tra paura e incertezza, tra la vita e l’impossibile. Un sentimento di tristezza, misto angoscia, mi genera un pensiero di speranza dal cuore; l’augurio che tutto questo domani sia narrato solo come un brutto spavento.

Penso a mio figlio, dorme nell’altra stanza. La serenità che gli voglio trasmettere, nonostante tutto. Nonostante i timori e la paura che leggo sul giornale: casi di contagio in aumento, tanti decessi, tanti…, e testimonianze di medici coraggiosi, provati, esausti. Rabbrividisco al pensiero che i miei affetti più cari siano là fuori, insieme a chi raccoglie tutte le forze per aggrapparsi alla vita, per poi essere sconfitto, da un mostro pervasivo e spietato. Traspare la tragica impotenza dell’essere umano, dinanzi all’effetto imprevedibile che può provocare “il battito d’ali di una farfalla dall’altra parte del mondo”. Incontrollabile! Per quanto cerchiamo di tenere sotto controllo la nostra vita, ci sono cose che accadono a prescindere dalla nostra volontà. Posso controllare spazi di vita quotidiana, che rientrano nel mio dominio di potere, ossia restare a casa e fare la mamma a tempo pieno. Il resto accade, accade e basta.

Pertanto, non possiamo fare altro che accettare e sperare in tempi che possano arginare dolore, paura e incertezza. Sicuramente, alla fine, ognuno di noi avrà fatto la scelta di situarsi nel modo che ritiene più opportuno, per risollevare l’animo da questa esperienza di inquietudine. Ognuno nel suo piccolo, cercherà di trasformare in valore i sentimenti di paura, di ansia, di perdita... Rispondere con coraggio e resilienza, lo dobbiamo a noi stessi, ai nostri figli e al mondo che viviamo. Si tratta di aver fede: nella comunità scientifica, nei medici, nel genere umano... Ho spiegato a mio figlio (di 3 anni) cos’è il Coronavirus: è un mostriciattolo che si attacca alle nostre mani e ci fa ammalare se non le laviamo prima di toccarci viso e bocca. È stata una delle risposte ai suoi tanti “Perché?”. Ha placato momentaneamente il suo istinto fantasioso, dando un senso a questo isolamento a casa, lontano dai suoi compagni di giochi, dalla maestra, dai nonni, dalla sua cuginetta appena nata. Dare un senso. Questa è forse la parola chiave in giorni dove la possibilità di vedere uno spiraglio di luce barcolla.

Ma i bambini sono scacciapensieri e le giornate insieme tra giochi, coccole e leggerezza sono una botta di vita! “Mamma a cosa giochiamo?”: devo essere creativa a inventare attività degne della sua curiosità, o trasformare la casa in un campo di battaglia, se questo può servire a farlo sorridere e divertirsi fra le quattro mura, per un mese o più. Non è facile fare la mamma a tempo pieno, servono competenze trasversali e tanta pazienza. Al contempo penso che non mi capiterà mai più l’occasione di trascorrere del tempo prezioso con mio figlio che vedo crescere cosi in fretta. Questo per me… ha senso! È il senso che riempie questa incertezza!

Tornerà il tempo delle relazioni e degli abbracci, della professione e della lunga lista degli impegni quotidiani. Ma nel frattempo ci nutriamo di ciò che ci fa stare bene: l’amore l’uno per l’altra, in famiglia!n 

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