«Non scorderò quelle mani»

Questo spazio è dedicato ai lettori che ci hanno scritto per condividere i loro sentimenti, i progetti nei momenti di isolamento forzato per combattere il coronavirus.

Questo spazio è dedicato ai lettori che ci hanno scritto per condividere i loro sentimenti, i progetti nei momenti di isolamento forzato per combattere il coronavirus.

La sofferenza e la paura raccontata in prima persona da chi ha attraversato sul campo queste settimane di emergenza.

Quando tutto finirà, non mi scorderò di quei occhi pieni di paura che cercavano una rassicurazione nei tuoi. Non mi dimenticherò di essere stata mandata con gli altri allo sbaraglio senza armi a combattere un mostro invisibile. Non dimenticherò mai la paura di tornare a casa dal lavoro e essere magari “usata” dalla “bestia” per far ammalare, o peggio ancora uccidere i miei cari.

Mi ricorderò di tutte le telefonate senza risposta al mio medico di base... I disegni dei bambini con cuori, bei colori e fiori. Lo striscione appeso all’inferriata dell’ospedale con scritto “strane parole”. Eroi…, perchè eroi? Loro sono forti, combattono, sono immuni alla paura... Io ho paura, noi tutti abbiamo paura, di quella paura che non ti fa sbagliare... per non far sì che “la bestia” ti colpisca alle spalle. Non scorderò il sudore, la pesantezza di camici sopra le divise, i solchi lasciati sul viso dalla mascherina, il mal di testa per averla sopportata addosso per 9 ore filate.

Non mi dimenticherò delle lacrime versate a ogni persona accompagnata da me in corsia, le loro parole, i discorsi...: «Lo sa signora, ho due nipotini bellissimi, speriamo di poterli rivedere»...e saperle poi morte. Indelebile nella mia mente lo sguardo pieno di lacrime e l’imbarazzo della signora dimessa solo due ore prima dall’ospedale perché guarita dalla “bestia” e rimandata indietro, perché a casa non la volevano più.

Mi ricorderò del sapore della buona pizza divorata in 5 minuti in piedi, regalata da qualche pizzaiolo generoso, con scritto sul cartone un ”andrà tutto bene” e un cuoricino... Lo sguardo supplichevole di mia madre, ogni volta che esco di casa per andare al lavoro, con gli occhi mi dice: «ti prego, non ci andare»...e poi, rassegnata: «abbi cura di te...». I baci che le invio con la mano a distanza da dietro la mascherina per non eventualmente contagiarla.

Non scorderò mai più la camera mortuaria con le due lunghe file di bare, tutte uguali, tutte spoglie, senza un fiore. Quei corpi avvolti in lenzuola senza il loro abito più bello. Sarà impossibile dimenticare quelle mani che stringevano la tua appena ti avvicinavi al letto... A ognuno cercavi di dar consolazione, una rassicurazione, una parola buona per tutti. Loro vedevano solo i tuoi occhi umidi, una mascherina, un camice..., non vedevano dentro di te, il dolore che ti portavi dietro, l’inferno che avevi dentro. Non dimenticherò le sirene delle ambulanze e le campane “suonare a morto”, il mio segno della croce prima di aprire la porta del reparto a inizio turno.

Non mi scorderò le immagini in tv e sui social di canzoni e applausi dal balcone…, qui, nessuno ha avuto voglia di farlo, qui non abbiamo più lacrime da versare... Sarà impossibile dimenticare le immagini del corteo di camion militari, carichi di bare uscire dalla città.

Prima o poi passerà, forse ricomincerò a dormire la notte, a sognare..., a non aver paura ogni volta che arriva sera, il buio, perché con essa torna l’angoscia, il terrore, gli incubi, le gocce per dormire. Qualcosa è cambiato, qualcosa si è rotto, niente e nessuno sarà più come prima e io nemmeno.

Primo maggio

Ho raccolto un po di pensieri, di situazioni comuni a me e ad altre amiche, durante questo periodo difficile, e ne è uscito questa sorta di resoconto.

Buon Primo maggio! Sì, Buon Primo maggio a noi, soprattutto a noi!

A noi che non stiamo lavorando in questo momento, e che purtroppo, non sappiamo tra quanto tempo riprenderemo...

A noi che alle volte siamo considerate soltanto dei numeri che devono produrre “ un tot” al giorno, e non persone...

A noi che abbiamo contratti indecenti, senza ferie e malattia, tredicesima o quattordicesima, con tanti doveri e pochi diritti; a noi, che se sei donna, sei comunque più discriminata per maternità e permessi...

A noi, che comunque facciamo il nostro lavoro con passione, determinazione e amore!

A noi, che non molliamo mai, e speriamo in un futuro migliore, sempre! Sì, questo Primo maggio è anche il nostro!
Maria C.

Due mesi in quarantena

Un suono particolare oggi mi ha svegliato: lo riconosco è il cinguettare insistente ma dolce degli uccellini. Saranno quelli che sentivo quando abitavo in via Borfuro?

Non so ma li riconosco, mi confermano: è primavera!... Un invito a risvegliarmi dopo due mesi di pseudo letargo. Ma è proprio cosi? O mi voglio illudere alla speranza che il brutto é alle spalle?

Già facevo fatica ad ambientarmi nella casa nuova e vincevo la nostalgia di quelle vecchie mura uscendo ogni mattina... I motivi non mancavano: recarsi agli uffici della luce, del gas, in banca, in farmacia, e intanto prendevo confidenza con le nuove strade... Il ritorno a casa “carica” di un solo pacchetto, pretesto per chiudermi la porta dietro le spalle, era sì felice ma dubbioso.

Ora non ho certezze ma un rifugio, una tana per non essere scovata da quel brutto animale che sta ancora lì fuori. Ma è davvero tutto vero? È proprio strano che il volto dei miei figli, dei miei nipotini, dei miei cari siano quelle immagini presenti, ad orario concordato, sul mio telefonino: «Come stai?, come state?». «Bene», ma sui loro volti leggo speranza, rassegnazione, desiderio di fuga...

I bambini?... Bisogna accontentarsi dei balconi che i fratellini del piano di sopra riempiono delle loro voci festose. Sì, li sento e li vedo quei bimbi..., ma sono i miei nipotini che mi hanno detto che non vedono l’ora di organizzare da me il nostro famoso pigiama party...

Ecco il ritorno alla normalità che ha scandito i miei giorni di questi ultimi due mesi. Non ho perso l’abitudine di svegliarmi alla solita ora. Cosa mi metto stamani? Fa freddo o comincia a far caldo? Ecco hanno spento anche l’attivazione del riscaldamento centralizzato, allora vuol dire che il tempo sta passando, non si è fermato al 4 marzo. Devo fare il cambio di stagione... Cosa fa quel cappotto di pelliccia? Occorre che pensi al cambio di stagione... Ma per fare che? Per venire qui in studio a scrivere... Cosa? quel che mi passa per la mente, al dispiacere di non poter abbracciare nessuno. Fino a quando? Non lo so...

Mi accontento delle loro voci e di vederli sorridere in video chiamata. Per esorcizzare il momento ci diciamo banalità e ci facciamo le boccacce conseguenza di un attacco virologico inconsueto e anormale.

È così che scorre la giornata come quell’autobus che ad orario fisso passa sotto le mie finestre per portare ignoti passeggeri (ma ci sono...?) Ma per dove?... Non si sa. Eppure va...
Anna

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