«Testimoni coraggiosi
dell’ultimo saluto»

Questo spazio è dedicato ai lettori che ci hanno scritto per condividere i loro sentimenti, i progetti nei momenti di isolamento forzato per combattere il coronavirus.

Questo spazio è dedicato ai lettori che ci hanno scritto per condividere i loro sentimenti, i progetti nei momenti di isolamento forzato per combattere il coronavirus.

In questa emergenza sono stati in prima linea come tanti altri, anche se spesso senza salire agli onori della cronaca. Sono i numerosi addetti alle attività cimiteriali in tutti i Comuni della Bergamasca, che hanno svolto in queste settimane un lavoro difficile ma prezioso. E questo messaggio e ringraziamento è rivolto proprio a loro.

Spettabile Redazione

Con questo mio scritto desidero ringraziare tutti gli addetti e tutti gli operai comunali che si occupano delle attività cimiteriali.

Sono loro che hanno seppellito i nostri parenti, amici, conoscenti; hanno depositato un numero infinito di urne cinerarie.

In genere, il loro, è un lavoro poco menzionato eppure, mai come in questo periodo, ci siamo accorti di quanto valga. Alcuni lavori pubblici, che a detta di molti non avrebbero mai il coraggio di fare, hanno un grande valore.

Questi operai invece lo svolgono con criterio, coraggio e sensibilità. I lavoratori degli enti pubblici in genere non percepiscono lauti stipendi, sono spesse volte additati come “un po’ lazzaroni, un po’ imboscati, un po’ perditempo”...

Sfatiamo una volta per tutte questi stigmi. Medici, infermieri, tecnici, operatori sanitari, insegnanti, bidelli, amministrativi e operai dell’amministrazione pubblica hanno lavorato come sempre. Anzi, in alcune giornate la loro mansione si è moltiplicata all’ennesima potenza.

Loro però sono sempre gli stessi.

Gli addetti ai cimiteri sono sempre “a contatto con la morte” ma non ne restano assuefatti; sanno che dietro e dentro ogni tomba, ogni loculo, ci sono persone e vite spezzate. Quei morti continuano a valere molto per i loro cari.

In questo periodo stanno lavorando in condizioni difficili, sono tutti bardati con tute che non li lasciano respirare, il sudore bagna ogni centimetro di pelle ma non si possono asciugare, non possono toccarsi. Al termine di ogni ”pseudo funerale” sono obbligati a sanificare tutto ciò che utilizzano.

Hanno comunque paura di ammalarsi e il loro timore li accompagna anche al rientro in famiglia, ma fanno di tutto per esserci al meglio delle loro possibilità.

Con infinita gratitudine e un grande in bocca al lupo a Ferdinando, Daniele, Fabrizio, Nicola, Vincenzo e, tutti coloro che non conosco ma che lavorano con abnegazione nei nostri cimiteri.

Grazie!

E mi raccomando: “Non mollate”!

PS: Grazie mille anche per tutte le cose belle e profonde che leggo in questo periodo sul nostro quotidiano.n 
Lettera firmata

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