Gravi malattie
da puntura di zecca

La puntura delle zecche è un fattore di rischio per lo sviluppo di patologie gravi, molto spesso trascurate. Soprattutto perchè, secondo le stime degli esperti, ogni anno nel mondo sono centinaia di migliaia le persone che contraggono infezioni trasmesse da questi parassiti, senza apparentemente alcun sintomo. Ora una ricerca dell'Università Statale di Milano apre la via a un marcatore per la puntura da zecca e per lo studio delle patologie associate.

«Vari studi - spiegano gli specialisti - indicano che malattie trasmesse da zecche non sottoposte ad adeguato trattamento farmacologico possono portare allo sviluppo di patologie cardiovascolari, del sistema nervoso e delle articolazioni. Tuttavia, senza metodi diagnostici che permettano di determinare con adeguata sicurezza se un paziente sia stato precedentemente parassitato da una zecca, è al momento impossibile condurre studi che dimostrino l'associazione fra questo parassitismo e le malattie cronico-degenerative».

Ora lo studio coordinato da Claudio Bandi dell'Università di Milano (in collaborazione con l'Istituto Zooprofilattico della Lombardia e dell'Emilia Romagna, l'Ospedale Sant'Orsola di Bologna, l'Università di Brescia, il Policlinico San Matteo di Pavia e l'INAIL) potrebbe portare ad una svolta.

Al centro dello studio c'è il Midichloria mitochondrii, un batterio che vive in simbiosi con la zecca dei boschi, una specie molto diffusa in Italia. I ricercatori hanno scoperto che le persone 'puntè da questa zecca sviluppano anticorpi nei confronti del batterio: sulla base di questo, è possibile realizzare un test diagnostico per scoprire se un soggetto è stato colpito dalla secca, con una semplice analisi del sangue.

«Questo approccio permetterà di esaminare i soggetti affetti da patologie che si sospetta possano essere associate alla puntura da zecca, conducendo analisi epidemiologiche su larga scala e chiarendo in modo definitivo se le zecche siano coinvolte nello sviluppo di malattie degenerative».

Infine, le peculiarità biologiche del batterio gli permettono di invadere i mitocondri, ovvero le centraline energetiche delle cellule. Questo aspetto lo rende un promettente punto di partenza per lo studio di diverse patologie caratterizzate proprio dalla disfunzione dei mitocondri, anche se al momento è ancora presto per trarre conclusioni certe.

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