Il mondo sta meglio
ma troppe differenze

Migliorano le condizioni dei neonati e delle loro mamme, diminuiscono i tassi delle principali malattie, ma le iniquità tra le condizioni di salute dei paesi poveri e quelle dei ricchi del pianeta restano, e difficilmente saranno superate nei tempi previsti. Quello descritto dal rapporto annuale dell'Onu sullo stato sanitario del pianeta è il classico «bicchiere mezzo pieno», che dovrà vedere molti più sforzi per essere riempito in tempo utile per i «Millennium goals» dell'Onu.

Non c'è dubbio, spiega il rapporto, che alcuni indicatori siano migliorati. Se ad esempio nel 1990 la differenza tra il 25% dei paesi più in salute e il 25% nelle peggiori condizioni era di 171 morti ogni mille abitanti nel 2011 era scesa a 107.

La probabilità di un bambino di morire entro cinque anni però rimane 16 volte maggiore nei paesi più poveri, e l'obiettivo del millennio di ridurla di due terzi entro il 2015 non sarà raggiunto. Discorso simile per le mamme: nel 1990 c'erano 935 morti in più nei paesi poveri ogni centomila gravidanze rispetto ai ricchi, e ora sono scese a 512, ma il declino del 3% l'anno è considerato troppo lento.

«Gli sforzi intensi di questi anni per raggiungere gli obiettivi hanno chiaramente migliorato la salute della popolazione mondiale - commenta Margaret Chan, direttore generale dell'Oms - ma con meno di mille giorni che mancano alla scadenza è il momento di chiedersi se questi sforzi siano riusciti a fare la differenza».

Per quanto riguarda le malattie, evidenzia il rapporto, ce n'è una che «mette d'accordo» tutti i paesi, il diabete. Il 10% della popolazione mondiale ne soffre, e la differenza tra le varie regioni dell'Oms oscilla tra il 9 e l'11%. La Tbc nel mondo è calata del 40% mentre il gap nelle nuove infezioni da Hiv si è ristretto da 360 a 261 ogni centomila abitanti, ma questi miglioramenti non sono equamente distribuiti tra le nazioni: «Permangono ancora molte differenze - conferma Ties Boerma, che dirige il dipartimento di statistiche dell'Oms - sia tra i paesi che all'interno degli stessi».

Un fronte su cui bisogna assolutamente agire per continuare a richiudere la forbice delle differenze è l'accesso alle cure.
Il 50% dei paesi censiti nel rapporto ha infatti accesso a metà dei farmaci essenziali di cui avrebbe bisogno.

Pierdavid Mallone

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