Martedì 21 Maggio 2013
Il mondo sta meglio
ma troppe differenze

Non c'è dubbio, spiega il rapporto, che alcuni indicatori siano migliorati. Se ad esempio nel 1990 la differenza tra il 25% dei paesi più in salute e il 25% nelle peggiori condizioni era di 171 morti ogni mille abitanti nel 2011 era scesa a 107.
La probabilità di un bambino di morire entro cinque anni però rimane 16 volte maggiore nei paesi più poveri, e l'obiettivo del millennio di ridurla di due terzi entro il 2015 non sarà raggiunto. Discorso simile per le mamme: nel 1990 c'erano 935 morti in più nei paesi poveri ogni centomila gravidanze rispetto ai ricchi, e ora sono scese a 512, ma il declino del 3% l'anno è considerato troppo lento.
«Gli sforzi intensi di questi anni per raggiungere gli obiettivi hanno chiaramente migliorato la salute della popolazione mondiale - commenta Margaret Chan, direttore generale dell'Oms - ma con meno di mille giorni che mancano alla scadenza è il momento di chiedersi se questi sforzi siano riusciti a fare la differenza».
Per quanto riguarda le malattie, evidenzia il rapporto, ce n'è una che «mette d'accordo» tutti i paesi, il diabete. Il 10% della popolazione mondiale ne soffre, e la differenza tra le varie regioni dell'Oms oscilla tra il 9 e l'11%. La Tbc nel mondo è calata del 40% mentre il gap nelle nuove infezioni da Hiv si è ristretto da 360 a 261 ogni centomila abitanti, ma questi miglioramenti non sono equamente distribuiti tra le nazioni: «Permangono ancora molte differenze - conferma Ties Boerma, che dirige il dipartimento di statistiche dell'Oms - sia tra i paesi che all'interno degli stessi».
Un fronte su cui bisogna assolutamente agire per continuare a richiudere la forbice delle differenze è l'accesso alle cure.
Il 50% dei paesi censiti nel rapporto ha infatti accesso a metà dei farmaci essenziali di cui avrebbe bisogno.
Pierdavid Mallone
a.ceresoli
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