Farmaci? Pensati 
«al maschile»

La medicina attuale è ancora pensata e testata «al maschile», ma un farmaco ha effetti diversi a seconda del sesso, e quindi potrebbe rivelarsi più efficace se le sperimentazioni cliniche venissero eseguite tenendo conto anche delle particolarità delle pazienti donne.

È una «cecità di genere» secondo Luca Pani, direttore dell'Agenzia del farmaco (Aifa), intervenuto al convegno «Salute di genere: una proposta per il futuro», organizzato presso l'Istituto Superiore di Sanità, che punta il dito contro «l'inadeguatezza della metodologia utilizzata nelle sperimentazioni cliniche», essenzialmente focalizzate sugli «uomini».

Ciò è evidente da due aspetti: «la sottorappresentazione della componente femminile» nei trial e «l'assenza di un'adeguata analisi di genere dei dati ottenuti» ha spiegato Pani aggiungendo che l'Aifa ritiene utile «sensibilizzare le aziende farmaceutiche che presentano dossier di registrazione di nuovi medicinali ad effettuare anche l'elaborazione dei dati disaggregati per genere, in maniera tale da evidenziare eventuali differenze» di risposte su soggetti di sesso diverso.

Una prospettiva questa, che potrebbe tradursi anche in risparmi sulla spesa.
Le donne si distinguono per tanti aspetti dagli uomini, non ultimo per quel che riguarda la salute, ovvero il modo di ammalarsi e di rispondere alle cure, è stato ribadito durante il convegno. Una stessa malattia, infatti, può avere incidenza, sintomatologia, decorso e prognosi diverse a seconda del sesso.
La mortalità per cancro ai polmoni, ad esempio, è il doppio negli uomini rispetto che nelle donne, mentre le malattie cardiovascolari si presentano più tardivamente in queste ultime, ma hanno su di loro conseguenze molto più pesanti.

«Uomini e donne hanno menti e corpi differenti e richiedono prevenzione e cure appropriate. Se i test clinici fossero fatti non solo da uomini, ma anche da donne, avremo farmaci più azzeccati e quindi si spenderebbe meno», ha dichiarato Mariagrazia De Biasi, Presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato.

Che la medicina di genere costituisca un investimento nel presente che può garantire risparmi nel futuro è anche l'idea di Pierpaolo Vargiu, presidente della Commissione Affari sociali della Camera, intervenuto al convegno. «Medicina di genere significa dare una risposta più appropriata ai bisogni di salute dei cittadini».

Il che implica due cose: «in prospettiva risparmi, perché serviranno meno medicinali ma più dedicati», nel presente «un investimento in innovazione e quindi destinazione delle risorse e fantasia progettuale».

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