Colesterolo e fumo
Così le arterie soffrono

Le arterie sono i vasi sanguigni che portano ossigeno a tutti gli organi del corpo. E anche le arterie si possono ammalare, andando incontro, ad esempio, a una ostruzione: il vaso si restringe, impedendo il normale flusso del sangue e causando sofferenza agli organi colpiti. È quella che in medicina si chiama arteriopatia ostruttiva. Si formano delle placche, aggettanti nel lume, dette appunto aterosclerotiche, formate da depositi di colesterolo, fibre muscolari lisce, calcio e cellule del sistema immunitario.

Ma perché queste ostruzioni arteriose si sviluppano e chi sono le persone più colpite? «Tra i fattori di rischio dell’arteriopatia ostruttiva – spiega Alberto Cremonesi, responsabile della cardiologia di Humanitas Gavazzeni e coordinatore del Dipartimento Cardiovascolare -, ci sono vari fattori quali la familiarità, il diabete, l’ipertensione (basti pensare che il 50-60% delle persone sopra i 65 anni ne soffre), l’ipercolesterolemia e il fumo di sigaretta».

L’identikit del paziente a rischio è di sesso maschile, di media età, sedentario e fumatore, e, spesso, associa problemi di obesità e diabete. Il sesso femminile invece risulta statisticamente meno a rischio per le malattie cardiovascolari. E l’età sta diventando uno dei fattori di rischio maggiori in tutte le malattie cardiovascolari, soprattutto per l’arteriopatia ostruttiva. I sintomi possono essere vari, in base alla regione coinvolta.

«Quando ad essere colpite sono le arterie coronariche, quelle che irrorano il cuore – spiega Antonio Micari, co-responsabile di Cardiologia interventistica e strutturale di Humanitas Gavazzeni -, le persone avvertono più frequentemente senso di dolore o oppressione toracica che può irradiarsi alle spalle e alle braccia. Per le gambe invece, i soggetti colpiti manifestano claudicatio nel camminare, con dolori e crampi che sono il segno di una ischemia agli arti inferiori. Altro campanello di allarme sono le ulcere, piccole ferite nella parte distale delle gambe o nei piedi».

Per quanto riguarda la diagnosi, se c’è il sospetto di una malattia vascolare periferica verrà prescritto un EcocolorDoppler. «È un esame facile – prosegue il dottor Cremonesi -, ripetibile e non espone a radiazioni, ed quindi indicato sia per la prima diagnosi che per seguire l’evoluzione della malattia. Se invece parliamo di ostruzione delle coronarie ci sono altri esami funzionali non invasivi, come la prova da sforzo, l’eco-stress, o la scintigrafia miocardica. Un test emergente è la coronaroTC, esame non invasivo che può fornire, nella maggioranza dei casi, simili informazioni di una procedura invasiva come la coronarografia. Qualora poi sia necessaria una valutazione invasiva, non dimentichiamo che questo esame si esegue in anestesia locale e il paziente non sente alcun dolore».

Una volta che la malattia è clinicamente manifesta, due sono i livelli di trattamento. «Il primo comporta l’assunzione di farmaci specifici – spiega il dottor Micari – , ma non sempre è sufficiente; in tal caso, il vaso va disostruito. In alternativa al classico approccio chirurgico, oggi viene fatto tramite angioplastiche, tecniche mini-invasive che consentono di dilatare l’arteria per ristabilire il flusso di sangue e l’apporto di ossigeno».

A volte l’occlusione di una arteria del cuore avviene in maniera improvvisa determinando un infarto miocardico acuto. «Il paziente, una volta arrivato in Pronto Soccorso, viene sottoposto a esami che chiariscono la causa dei sintomi e indirizzano velocemente verso la migliore strategia terapeutica - chiarisce Alberto Cremonesi -. Negli ultimi quindici anni è stato dimostrato infatti che la disostruzione di un’arteria del cuore con impianto di stent medicati, se fatta in tempi molto brevi (in meno di 90 minuti dall’insorgenza dei sintomi), garantisce una minore sofferenza cardiaca e un più facile recupero».

© RIPRODUZIONE RISERVATA