La salute
Lunedì 24 Novembre 2025
Diagnosi più precoci e trattamenti mirati per curare il pancreas
L’INIZIATIVA. In occasione della Giornata mondiale del tumore al pancreas, la Fondazione Irccs Istituto Nazionale dei Tumori di Milano (Int) si posiziona con la sua Pancreas Unit tra le realtà più attive nel contrastare una delle neoplasie più complesse.
La ricerca clinica, l’esperienza operativa e il riferimento territoriale come garanzia di eccellenza al servizio del paziente. «È importante ricordare - sottolinea Vincenzo Mazzaferro, coordinatore della “Pancreas unit” di “Int” - che ogni procedura eseguita su pazienti portatori di tumore del pancreas è a rischio e che la riduzione di tale rischio dipende sia dalle caratteristiche dei pazienti, che da quelle del tumore, nonché dal centro di cura a cui ci si affida. Per questo motivo Regione Lombardia si è fatta capofila nel creare un numero limitato di “Pancreas unit” sul territorio, dove le varie terapie oggi disponibili di tipo farmacologico, interventistico, chirurgico, endoscopico, radioterapico e di supporto possano esser erogate al meglio, in ambiti dove siano garantiti sufficienti volumi di lavoro e adeguata esperienza degli operatori. Alla componente clinica di cura dei pazienti affetti da questo tumore, la “Pancreas unit” di “Int” affianca inoltre linee di ricerca innovative che molto puntano sull’affinamento delle capacità di prevedere l’evoluzione dei vari stadi in cui il tumore si presenta e modificandole con terapie convenzionali o sperimentali».
Nuove strade con IA e genetica
«Il tumore del pancreas resta la neoplasia a prognosi più severa tra i tumori gastrointestinali», spiega Filippo Pietrantonio, Direttore dell’Oncologia Gastrointestinale. «Per anni la chemioterapia è stata l’unica opzione terapeutica, ma oggi la ricerca sta aprendo nuove strade: l’intelligenza artificiale e la genetica ci stanno consentendo di sviluppare farmaci mirati contro mutazioni specifiche del gene RAS, responsabile di oltre il 90% dei casi. I risultati preliminari delle sperimentazioni in corso sono incoraggianti, ma è importante mantenere prudenza e rigore scientifico: solo i dati delle prossime fasi cliniche ci diranno se siamo davvero di fronte a un cambio di paradigma».
«I pazienti operabili sono quelli a miglior prognosi, ma non è quasi mai la sola chirurgia di asportazione del tumore, spesso complessa, a permettere la guarigione - sottolinea Vincenzo Mazzaferro, direttore della struttura complessa di Chirurgia Oncologica 1 - in una ricerca recente, sviluppata con numerose strutture cliniche e sperimentali dell’Istituto Tumori, stiamo osservando come la ri-programmazione dell’immunità locale influenzi positivamente il controllo di questa neoplasia e come lo sviluppo di modelli di laboratorio direttamente allestiti con le cellule di malattia rimosse dai pazienti possano permettere la creazione di aggregati tumorali coltivati in laboratorio su cui verificare l’efficacia di terapie potenzialmente applicabili poi nei pazienti».
Integrare ricerca e assistenza
«Condizioni di questo tipo - conclude Mazzaferro - aprono a un lavoro medico totalmente nuovo, con capacità previsionali impensabili nel passato, che crediamo possano produrre presto i primi risultati tangibili sui pazienti». Oltre all’area clinica e di ricerca, l’Istituto Nazionale dei Tumori investe risorse nella formazione, nella gestione dei dati clinici e nella creazione di reti di ricerca, con data managers e biostatistici dedicati alla massima integrazione di ogni aspetto riguardante le persone affette dal tumore del pancreas. La «Pancreas unit» di «Int» è formata da chirurghi, oncologi, endoscopisti, radioterapisti, nutrizionisti, patologi, immunologi, ricercatori e palliativisti che lavorano in stretta sinergia e in costante dialogo con l’Associazione fondata da ex-pazienti di «Int» e da loro famigliari (Prometeo Odv), per garantire informazione corretta, continuità assistenziale e copertura dei bisogni sociali lungo tutto il percorso di cura.«La speranza nasce dal lavoro di squadra», conclude Filippo Pietrantonio. «Solamente grazie alla integrazione tra ricerca e assistenza possiamo trasformare una malattia oggi difficile da curare in una sfida progressivamente più affrontabile». (Italpress).
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