La riabilitazione oncologica
migliora la qualità della vita

La lotta al tumore. Questa specialità riabilitativa non vuole aiutare soltanto il malato ma anche la sua famiglia a mantenere standard qualitativi ottimali.

Negli ultimi 10 anni, con l’invecchiamento della popolazione, i casi di tumore sono incrementati di circa un terzo, facendo del cancro la seconda causa di morte al mondo (circa il 29% dei decessi) dopo le malattie cardiovascolari (37%). Relativamente all’incidenza della patologia tumorale, i dati dell’Airtum (Associazione Italiana dei Registri Tumori) stimano che nel 2018 in Italia sono stati diagnosticati poco più di 372.000 nuovi casi di neoplasia, di cui 194.000 negli uomini e 178.000 nelle donne.

Il miglioramento delle indagini diagnostiche per la prevenzione primaria e secondaria e, soprattutto, l’evoluzione delle possibilità terapeutiche (nuove tecniche chirurgiche, radioterapiche e disponibilità di innovativi farmaci biologici ed immunoterapici) hanno permesso tuttavia di garantire un notevole aumento della speranza di vita nei pazienti affetti da patologie oncologiche. A 5 anni dalla diagnosi di neoplasia, la sopravvivenza è oggi infatti superiore al 50%, con picchi anche maggiori del 90% per alcuni tumori (testicolo, mammella e prostata); è purtroppo inferiore per altre neoplasie come il tumore del pancreas ed alcuni tipi di tumori polmonari.

Nel 2018 sono quasi 3 milioni e 400 mila gli Italiani che vivono dopo una diagnosi di neoplasia, circa il 6% dell’intera popolazione (1 su 19).

Questi numeri sempre più incoraggianti hanno così determinato lo sviluppo di un modello assistenziale in rete tra il comparto dell’acuzie e quello riabilitativo, favorendo la nascita della Riabilitazione Oncologica con una approccio di tipo multidisciplinare.

«Questa specialità riabilitativa - spiega Antonello Quadri, medico specialista in Oncologia - ha come obiettivo prioritario quello di ottimizzare la qualità della vita del malato di cancro, aiutando lui e la famiglia ad adattarsi a standard di vita quanto più simili a quelli precedenti la malattia e limitare al minimo la disabilità fisica e il deficit funzionale e psicologico, che spesso si manifestano a seguito della diagnosi di tumore e delle terapie ad esso correlate. Si offrono così al paziente maggiori possibilità di recupero e/o mantenimento della massima autonomia fisica e relazionale. Il bisogno riabilitativo di un paziente oncologico può manifestarsi in ogni fase della malattia, ed è soggettivo. Nelle fasi post intervento (sia esso chirurgico, chemioterapico o radioterapico), il progetto riabilitativo individuale ha la finalità di non stabilizzare eventuali danni, di ottimizzare il recupero funzionale, di ridurre i tempi di degenza dei ricoveri in reparto per acuti e permettere una migliore tollerabilità dei trattamenti da affrontare. Nelle fasi più avanzate della malattia, invece, le problematiche sono strettamente correlate alla “fatigue”, al dolore e allo stato depressivo».

Da qualche anno all’Istituto Clinico Quarenghi di San Pellegrino Terme, unica struttura nella Bergamasca e una delle poche a livello nazionale, è stata avviata la Riabilitazione oncologica. Il progetto si è positivamente realizzato grazie alla presenza di un’équipe medica polispecialistica composta da fisiatra, oncologo, internista, nonché psicologo, fisioterapista, logopedista e personale di assistenza infermieristica.

Per la complessità dei quadri patologici, la varietà della storia naturale della malattia e la molteplicità degli esiti che si possono presentare, l’équipe multidisciplinare della Riabilitazione Oncologica struttura e modula il progetto riabilitativo individuale (PRI) in base alla fase ed all’evoluzione della malattia, alla tipologia ed alla concomitanza delle complicanze insorte, alle aspettative ed alla motivazione del paziente e della sua famiglia.

«In questi primi anni - prosegue il dott. Quadri - l’Istituto ha ricoverato in Riabilitazione oncologica prevalentemente pazienti nelle fasi postintervento (chirurgico, radioterapico o chemioterapico), con deficit funzionali dovuti all’intervento chirurgico o a tossicità legate ai trattamenti oncologici volti ad ottimizzare il recupero funzionale nonché la migliore tollerabilità verso ulteriori trattamenti. I pazienti con linfedemi, menomazioni neurologiche o con compromissione della fonazione o della deglutizione, nonché sindromi da “allettamento” prolungato, potrebbero avere, a titolo esemplificativo, l’indicazione al ricovero in Riabilitazione oncologica. L’obiettivo della nostra Riabilitazione oncologica è di contribuire costantemente alla crescita della Rete oncologica provinciale e regionale in collaborazione integrata con gli altri enti sanitari e i medici di Medicina generale, al fine di garantire anche ai pazienti oncologici il miglior recupero possibile fisico e psicologico ed una buona qualità della vita».

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