Laparoscopie più sicure
con «gli occhi tecnologici»

Mostrare l’invisibile è ora possibile grazie ai grandi progressi introdotti da nuove strumentazioni.

omo e tecnologia, un’associazione di cui sentiamo parlare sempre più e che anche in medicina è una realtà consolidata. In sala operatoria, ad esempio, la professionalità resta quella dell’équipe ma le abilità dei chirurghi vengono potenziate dalla strumentazione. Ingrandire il visibile, mostrare l’invisibile e limitare i rischi intraoperatori sono alcuni vantaggi che lo sviluppo tecnologico ha reso possibile. Ne parliamo con il professor Orlando Goletti, responsabile di Chirurgia Generale di Humanitas Gavazzeni, dove l’Unità operativa si avvale di una nuova apparecchiatura che contribuisce alla precisione del gesto chirurgico per gli interventi in laparoscopia.

Professor Goletti, è ormai assodato che la laparoscopia è una tecnica operatoria vincente per molti interventi di chirurgia generale.

«Certamente. La chirurgia oncologica del colon-retto, del pancreas, dello stomaco, la rimozione dei diverticoli, la chirurgia del giunto esofago-gastrico, la cura dei laparoceli e delle ernie complesse, sono tutti casi in cui il chirurgo opera sempre più in laparoscopia, ovvero eseguendo piccole incisioni, senza i tagli tipici della chirurgia cosiddetta “open”. La laparoscopia consente di agire sugli organi interni riducendo le perdite di sangue e le complicanze legate agli approcci invasivi. Per questo sono necessarie micro telecamere, sonde e attrezzatura ad alta tecnologia sempre sotto la guida di équipe preparate. A questo serve la Colonna Laparoscopica 4K (che indica il massimo dell’alta risoluzione) con sistema di fluorescenza, molto utile anche per tutti gli interventi di urgenza che richiedono una delicata esplorazione preliminare dell’area da operare. Ad esempio, nella chirurgia dell’esofago e del retto è molto importante poter vedere la vascolarizzazione, cioè l’afflusso di sangue all’area della sutura. Nella chirurgia oncologica, invece, il sistema ci permette di vedere micrometastasi che non vengono intercettate con TC e Risonanza Magnetica».

Quali sono i vantaggi di lavorare con ‘occhi tecnologici’?

«Faccio un esempio: tra le patologie più frequenti c’è la calcolosi biliare, che comporta l’intervento di colecistectomia, ovvero la rimozione della cistifellea. Questa è una piccola sacca posta sotto il fegato che immagazzina la bile, un liquido prodotto dal fegato necessario a digerire i grassi. Colesterolo e sali possono aggregarsi e formare calcoli che possono causare coliche e l’infiammazione della colecisti. Tra le complicanze più pericolose dell’intervento c’è la lesione delle vie biliari, in particolare nelle situazioni complesse quando l’anatomia è poco riconoscibile. La Colonna Laparoscopia con fluorescenza ci permette di colorare questi piccoli canali prima di effettuare il gesto chirurgico, visualizzandone correttamente l’anatomia, con un minor rischio per il paziente».

Come avviene la colorazione dei tessuti?

«Con una sostanza non tossica, il verde di indocianina, che contiene molecole dette fluorofori che diventano fluorescenti se illuminate con una speciale luce. La sostanza viene iniettata nel sangue del paziente prima dell’intervento, si lega alle proteine plasmatiche e viene poi eliminata dal fegato con la bile senza essere metabolizzata».

Quali sono i vantaggi nell’operare affidandosi alle immagini prodotte da telecamere?

«Il sistema si avvale di uno schermo 4K che con una gamma di colori più definita e ampia consente di cogliere sottilissime sfumature nei tessuti e individuarne la composizione, oltre a una visualizzazione ingrandita. Il monitor, visibile a tutta l’équipe, modifica l’esperienza operatoria e permette di focalizzarsi anche sui più piccoli dettagli. Gli occhi e la capacità di comprensione restano quelli del medico, ma la capacità di messa a fuoco è potenziata. I vantaggi maggiori si hanno nella chirurgia più complessa, come quella dei tumori del retto».

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