Si ricorda e s’impara
grazie al sonno

Nel regno animale non c’è una specie che si privi delle gioie del dormire: tutti dormiamo perché è durante il sonno che il nostro cervello si resetta ripulendosi da dati superflui e integrando le informazioni importanti appena apprese con i ricordi già consolidati.

Nel regno animale non c’è una specie, dai moscerini alle balene, che si privi delle gioie del dormire: tutti dormiamo perché è durante il sonno che il nostro cervello si resetta ripulendosi da dati superflui e integrando le informazioni importanti appena apprese con i ricordi già consolidati. Se non avvenisse questo lavoro di repulisti e di alleggerimento dei neuroni che di giorno si saturano, il cervello non avrebbe più spazio per nuovi ricordi e noi non potremmo apprendere nuove cose e ricordarle a lungo.

È l’affascinante ipotesi sostenuta ormai da svariati studi, raccontata da due scienziati italiani in una ’review’ di sintesi sulla rivista Neuron. Chiara Cirelli e Guido Tononi, che lavorano presso la University of Wisconsin School of Medicine and Public Health, sono due pionieri degli studi sul sonno ed hanno pubblicato i loro studi su riviste importanti come Nature e Science.

Cirelli e Tononi spiegano su Neuron l’ipotesi cosiddetta SHY - Ipotesi dell’Omeostasi delle Sinapsi: durante il sonno il cervello - saturato e appesantito di informazioni incamerate di giorno - si resetta, indebolendo le connessioni nervose (le sinapsi o ponti di comunicazione tra neuroni) per risparmiare energia, evitare lo stress cellulare, mantenere la capacità dei neuroni di rispondere in modo selettivo agli stimoli.

«Il sonno - spiega Tononi - è il prezzo che il cervello deve pagare per l’apprendimento e la memoria. Durante la veglia, l’apprendimento rafforza le connessioni sinaptiche in tutto il cervello, aumentando il dispendio di energia e saturando il cervello di nuove informazioni». Il sonno permette al cervello di eliminare le informazioni superflue (smart forgetting - dimenticare in maniera intelligente) e di integrare il materiale appena appreso con i ricordi già consolidati, in modo che il cervello può ricominciare il giorno dopo fresco e pulito.

Non a caso chi soffre di insonnia (secondo dati presentati di recente a Milano dalla Società italiana di psichiatria sarebbero circa 4 milioni gli italiani insonni), paga un prezzo elevato in termini di efficienza, memoria e concentrazione, e spesso non riesce a portare a termine compiti che per una persona senza carenza di sonno risultano semplici. Del resto proprio un recente studio (di Matthew Walher della University of California, San Diego) che ’fotografà il cervello insonne spiega che quando un insonne tenta di svolgere un lavoro che richiede concentrazione, il suo cervello assonnato ’crollà non riuscendo a disattivare le aree neurali dei sogni a occhi aperti, (quando la mente vaga da un pensiero all’altro deconcentrandoci) e non riuscendo ad attivare la memoria di lavoro, indispensabile ad eseguire qualunque compito o a risolvere un problema.

Questo quadro sembra coerente con l’ipotesi dell’equilibrio delle omeostasi sinaptica: il cervello che non riposa perde il suo equilibrio, è stressato, affamato di energia e saturo di dettagli inutili da rimuovere con lo «smart forgetting».

Questa ipotesi apre adesso a nuove domande, si legge su Neuron, per esempio se il cervello possa raggiungere il suo equilibrio sinaptico anche durante la veglia, per esempio spegnendo alcune aree che riposano mentre altre lavorano. Altre aree di futura ricerca includono le indagini sulle funzioni specifiche della fase REM (quando sogniamo) e il ruolo cruciale del sonno durante lo sviluppo del bambino, un periodo di intenso apprendimento in cui il cervello si plasma in modo massivo.

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