Sponsorizzato

Chirurgia proctologica: alla Casa di Cura San Francesco un percorso multidisciplinare

Il team formato da chirurgo, endoscopista e radiologo consente di condividere l’approccio terapeutico migliore e più appropriato per ogni paziente

Molte più persone di quanto si possa immaginare soffrono di disturbi colon-rettali che spaziano dal bruciore al senso di peso anale, dal sanguinamento all’emissione di muco o pus dal retto, dal dolore alla difficoltà evacuativa. Si tratta di disturbi comuni che, per quanto in genere secondari a patologie di tipo funzionale/benigno, determinano un impatto significativo sulla qualità di vita. Per motivi di pudore e riservatezza spesso questi disturbi vengono accettati: una sorta di «convivenza forzata» fino a quando a risentirne non sono la qualità di vita a livello relazionale, lavorativo e sportivo. La consultazione specialistica è quindi in genere piuttosto tardiva, preferendo nelle prime fasi ricorrere all’automedicazione, alle valutazioni del medico di famiglia o ai consigli di amici e parenti che hanno vissuto esperienze simili.

Mai sottovalutare i primi sintomi

Un approccio sbagliato: anche nella proctologia - branca della chirurgia generale che si occupa della diagnosi e della cura di patologie come emorroidi, ragadi anali, fistole perianali, prolassi rettoanali e rettoceli (nelle donne) - la prevenzione è di fatto fondamentale come spiega il dott. Mattia Molteni, proctologo della Casa di Cura San Francesco di Bergamo: «Il sintomo vissuto con maggiore apprensione è senz’altro il sanguinamento rettale, sia esso copioso (proctorragia) o in tracce (ematochezia). Per quanto molto spesso dipenda da un quadro di acuzie anorettale (crisi emorroidaria, ragade anale) è sempre buona norma valutare con lo specialista se sia opportuno uno studio endoscopico completo del colon, specie quando un’eventuale familiarità per cancro colorettale od un’età superiore ai 50 anni lo impongano in caso di mancata risoluzione dopo un primo approccio medico conservativo (compresse orali di prodotti flebotonici, prodotti topici antiinfiammatori non steroidei o cortisonici locali, miorilassanti o cicatrizzanti)».

Attenzione ai segnali disturbanti

Altri sintomi meno allarmanti ma altrettanto disturbanti sono la stipsi e la difficoltà evacuativa: con prevalenza nel sesso femminile soprattutto dopo la gravidanza spesso dipendono da un fisiologico o acquisito «rilassamento» della muscolatura pelvica e viscerale che può a sua volta determinare lo sviluppo dei prolassi maggiori e dei rettoceli – ovvero erniazioni della parete rettale ad impegnare lo spazio rettovaginale o addirittura ad improntare la parete vaginale posteriore –. In questi casi è fondamentale uno studio multidisciplinare che valuti caso per caso la tipologia di correzione chirurgica più appropriata.

«La valutazione clinica del chirurgo-proctologo, lo studio endoscopico del retto e del colon del gastroenterologo-endoscopista e lo studio radiologico della dinamica evacuativa dello specialista in radiodiagnostica rappresentano i capisaldi dello studio funzionale completo necessario a personalizzare il trattamento in funzione delle specifiche esigenze – conclude il dott. Molteni -. Questo approccio articolato si traduce in un percorso grazie al quale il paziente che opta per un trattamento chirurgico viene preso in carico fin dal momento della prima diagnosi in modo da essere assistito in prima battuta per la programmazione degli esami con agende apposite e, in seconda battuta, per la pianificazione dell’intervento chirurgico più appropriato con sale operatorie e strumentazione dedicate».

www.cdcsanfrancesco.it

© RIPRODUZIONE RISERVATA