Boltiere sfida la crisi
anche con la moda

Idee nuove contro la crisi. Idee giovani che difendono il made in Italy. È l'atteggiamento di «Vicolo I», l'atelier di moda di Boltiere che sfida il momento no dei mercati proponendo passerelle con i capi firmati da stilisti italiani emergenti.

Idee nuove contro la crisi. Idee giovani che difendono il made in Italy. È l'atteggiamento di «Vicolo I», l'atelier di moda di Boltiere che sfida il momento no dei mercati proponendo passerelle con i capi firmati da stilisti italiani emergenti. Come Francesca Caira, della Caira Design, che nei giorni scorsi ha presentato la sua collezione femminile per l'estate 2012.

Un colpo d'occhio di forme che traggono ispirazione dalle più sperimentali architetture per infondere alla donna una femminilità perfezionata da innovazione e design. Le modelle di Vicolo I hanno indossato modelli versatili nei volumi, caratterizzati dalla leggera vivacità dei tessuti garzati colorati con tonalità pastello. Forme strutturate e non convenzionali risultato di una ricerca continua intorno a tagli suggestivi e nuove evocazioni.

«Per le mie creazioni – spiega la stilista milanese per la prima volta Bergamo – prendo spunto osservando le persone nei loro molteplici contesti di vita, dai viaggi sperimentati e raccontati e dalla settima arte che indubbiamente amplifica la prospettiva visiva del nostro tempo». «Gli abiti di Caira Design – precisa Matteo Culasso, responsabile dell'atelier – sono destinati a una clientela che vuole distinguersi senza eccessi, ma con eleganza e raffinatezza. E soprattutto con capi unici e sostenibili confezionati completamente in Italia».

Boltiere ha apprezzato lo sforzo di Vicolo I di proporre un evento inconsueto, come un défilé di moda, nel carnet degli appuntamenti di costume. «Temevamo che la gente non apprezzasse l'iniziativa – conclude Matteo – Ma la tenacia e un po' di follia creativa alla Steve Jobs ci hanno premiato. Oggi è faticoso per un giovane condurre un'attività ma il segreto del successo sta soprattutto nel crederci fino in fondo».

Bruno Silini

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