Daniela Gregis sfila giovedì
L'orizzonte spunto per la collezione

Entrare nell'atelier laboratorio di Daniela Gregis fa pensare a un alveare. Giovani creativi che lavorano operosi, tagliano, cuciono, studiano tessuti e bozzetti. C'è fermento per la presentazione della nuova collezione della bergamasca.

Entrare nell'atelier laboratorio di Daniela Gregis fa pensare a un alveare. Giovani creativi che lavorano operosi, tagliano, cuciono, studiano tessuti e bozzetti. C'è fermento per la presentazione della collezione della bergamasca. Lei continua a ripeterlo: «Siamo piccoli», riferendosi al mare magnum delle sfilate milanesi. Resta il fatto che giovedì alle 18, all'oratorio della Passione, in piazza Sant'Ambrogio, in passerella c'è tutta la storia di Daniela. Progetti, idee ed emozioni, raccontate in quell'asterisco impresso sulla sua etichetta.

Guai a chiamare «Daniela Gregis» la sua collezione. Sempre riservata e schiva, parlano per lei i suoi abiti fluttuanti, i colori intensi di vesti «amate e comode». Perché Daniela è antilogo per eccellenza: «Il prodotto deve sapersi raccontare da solo» commenta lei, che segue la sua strada, che fa «quello che mi piace, anche se alla fine sono molto rigida con me stessa». Lei che lavora appassionata insieme alla figlia Marta e al giovane staff. Difficile sbottonarla sulla nuova collezione: «Parto dall'ultima e vado avanti - sorride -. Così il vecchio entra nel nuovo, con una compenetrazione di tessuti e colori». Guardando in avanti, fino all'orizzonte. «È da lì che la nuova collezione parte» dice. Da lì e dalle stoffe - cotoni, sete e lane - che per Daniela sono come la sua pelle. «Cosa vorrei? Rispettare i tessuti, costruire senza tagliare mai». E anche se fa spallucce, inutile negarlo: è sempre più internazionale con il suo marchio in tutto il mondo, dal Giappone alla Corea, dall'Australia al Sud Africa. «Io volevo fare l'artista, ma mia madre me lo proibì. Diceva sempre: "Se hai delle doti usciranno"». Esprimendosi vivendo: «Penso agli ultimi giorni prima di una sfilata, sono tutti per me». E la si immagina, avvolta in una calda maglia creare facendosi spazio tra le stoffe sul grande tavolo. Da sola: davanti c'è l'orizzonte da cui ripartire.

Fa. Ti.

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