La «senzafreni»
entra in Iran

ERZURUM (TURCHIA) Verso l’Iran con una strana compagna d’avventura che ha fulminato la nostra Panda «senzafreni»: una Skoda malridotta ma affascinante di tre simpatici scozzesi con una gigantesca banana acquatica, proprio come quelle che impazzano in estate al mare trainate dai motoscafi, spaparanzata sul tetto. Mark, Bob e Phil, i componenti del team «Banana Hamock», ci hanno superato, mentre noi stavamo sostando sulla strada per Erzican, e si sono subito fermati per controllare se avevamo bisogno di aiuto: sì, perché il Mongol Rally è amicizia e goliardia, non è una corsa da vincere.

Martedì 28 luglio dovrebbe essere il giorno del delicato ingresso in Iran, dove la tensione a Teheran è sempre alle stelle. Moussavi, il candidato presidente battuto da Ahmadinejad, ha garantito che le proteste continueranno per le elezioni considerate truccate dall’opposizione. Però le autorità iraniane hanno concesso il visto (limitandolo a 14 giorni invece del classico mese) ai partecipanti al Mongol Rally, pur cui non temo un coinvolgimento diretto nella crisi. Vedremo, intanto siamo a Erzurum, 320 km dal confine di Gurbulak-Bazargan. In due giorni trascorsi al volante abbiamo attraversato quasi tutta la Turchia, percorrendo 1.368 km (3.775 in totale dal 18 luglio).

Sabato è atterrato a Istanbul Marco Carrara e per un giorno il team si è riunito, anche se la Panda non si è spostata nemmeno un chilometro: abbiamo girovagato a piedi per la metropoli, rilassante e gentile, ci siamo infilati nella Moschea Blu per un’infarinatura di atmosfera religiosa musulmana e, mentre Marianna non ha voluto perdersi massaggio e bagno turco al famoso Cagaloglu Haman, io e Marco ci siamo scolati due birre studiando le tappe in territorio turco. Serata al ristorante Imbat, con vista mozzafiato sul Bosforo, per una cena squisita a base di pesce, innaffiato da uno shiraz turco, un vino rosso di 14,5 gradi. Prezzi ragionevolissimi.

Domenica foto ricordo davanti a Hagia Sophia, nel tempo basilica cristiana, moschea e infine museo, baci e abbracci a Marianna, compagna stupenda, che è volata a casa, e via verso Ankara, incitati da tanti italiani incuriositi dalla Panda sponsorizzata. Il Panda Khan Team (www.mongolrally.it) e i bergamaschi «Spandati» (www.spandati.wordpress.com) hanno optato per la costa del Mar Nero, noi abbiamo deciso per la rotta centrale, probabilmente la più scorrevole. Siamo passati su uno dei due ponti sul Bosforo, che simbolicamente uniscono Europa e Asia, ma casualmente su quello con il pedaggio automatizzato, così un automobilista turco ci ha prestato la sua tessera per superare la sbarra. Fino ad Ankara è tutta autostrada, purtroppo al primo rifornimento abbiamo scoperto che la benzina in Turchia costa addirittura l’equivalente di 1,6 euro al litro. Due team britannici e un’ambulanza londinese, aggregata al Mongol Rally, ci hanno accompagnato per un tratto.

Ankara l’abbiamo vista da lontano. E’ stato comunque curioso notare come nella capitale, ma è così dappertutto, ci sia una concentrazione incredibile di nuovissimi, giganteschi palazzi e di residence costruiti in un fazzoletto nonostante spazi enormi. Il programma originario era di percorrere più chilometri, ma la partenza dopo mezzogiorno ci ha frenato, così verso le 21 abbiamo preferito dire stop nella sconosciuta Kirikkale, circa 100 km a est di Ankara. In città non c’era nessuna traccia di un hotel, abbiamo dovuto ripiegare su un motel in periferia che si è rivelato un’ottima soluzione, quasi un paradiso.

Lunedì ancora una partenza a scoppio ritardato. Però eravamo in forma, la strada si è rivelata una grande alleata e Marco pensava di partecipare a un rally vero, così la Panda ha macinato 790 km in 11 ore filate. Per l’utilitaria un proficuo allenamento in vista dei 4 mila metri del Pamir in Tagikistan, considerato che tra Kirikkale ed Erzurum ci sono continui saliscendi nel deserto roccioso e abbiamo dovuto superare tre passi, il più alto di 2.190 metri prima di Erzican. Asfalto lungo tutto il percorso, sovente due corsie per ogni senso di marcia e soltanto 4 km di sterrato per lavori in corso: stanno costruendo un’autostrada, diversi tratti sono stati già completati, ma devono entrare ancora in funzione. La «senzafreni» è stata un razzo in discesa e ha resistito in salita. Non ci tradirà. Intanto pensiamo all’Iran. E a come tentare di raccontare quello che sta avvenendo.

Marco Sanfilippo

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