«Non poteva guidare quella moto»
A Treviglio il dolore del padre di Simone

Il papà del giovane morto domenica mattina ammette: l’ha presa dalla nostra officina, ma era troppo potente.

«Ho fatto l’errore di comprargli quella Ducati sulla quale ha trovato la morte e non mi darò mai pace, ma so anche che l’avevo reso felicissimo perché la moto era la sua grande passione». Un «mea culpa» toccante quello di Gianfranco Scotti, il papà di Simone,il giovane trevigliese che avrebbe compiuto vent’anni tra pochi giorni e deceduto tragicamente domenica mattina lungo la strada provinciale 128 che collega Treviglio a Brignano.

Una caduta dalla Ducati Hypermotard che sarebbe stata causata, stando alla testimonianza dell’amico che lo seguiva su una moto quad, da un avvallamento e da una buca sull’asfalto. Dopo la perdita di controllo la moto era strisciata sulla carreggiata per una trentina di metri, invadendo la corsia opposta per poi finire contro i montanti del guardrail: uno schianto che non ha lasciato scampo al giovane motociclista, morto sul colpo.

Nella tragedia c’è un particolare che Gianfranco Scotti, 45 anni, a Treviglio conosciuto titolare della carrozzeria «2S», dove lavorava anche Simone, non ha voluto nascondere: «Quella moto Simone non poteva guidarla. Non poteva salire in sella perché la Ducati aveva una potenza in kilowatt per la quale necessitava un patentino – ha ammesso – che Simone poteva sostenere solo al compimento del ventesimo anno di età». Il compleanno sarebbe stato il 3 maggio.

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