«Ho fatto il possibile per salvare Franco, ma non è bastato»

Val Brembilla. Il racconto di chi ha soccorso il 51enne morto per malore. «Ho praticato il massaggio cardiaco per 15 minuti, intanto cercavo di distrarre il figlio». Oggi l’ultimo saluto.

«Mamma, ma perché proprio il mio papà? Lui non era vecchio». La domanda è di quelle senza risposte. Giulia ha compiuto otto anni proprio ieri. Una torta per ricordare, più che per festeggiare. Dentro di sé il dolore immenso per aver perso il suo papà. La comunità di Val Brembilla piange Franco Magri, 51 anni. Se n’è andato improvvisamente, per un malore, davanti agli occhi dell’altro figlioletto, Giovanni, di sei anni. Piangono oggi i figli, la compagna Manuela, tutta la comunità di Val Brembilla che si è unita stretta al dolore della donna e dei suoi bambini.

Era un lunedì pomeriggio come altri. Franco con il figlioletto Giovanni aveva raggiunto il suo bosco in zona Cavaglia, a circa un chilometro e mezzo dalla sua casa, posta in località Grumello di Brembilla. Dopo aver tagliato legna si stava preparando per il rientro a casa.

«Aveva solo appoggiato la motosega sul pick-up – racconta il fratello Antonio – quando improvvisamente è caduto picchiando la testa. Anche Giovanni non era ancora salito sul pick-up, ha visto i padre cadere». Pochi minuti dopo sulla strada è arrivato un motociclista, Luca Filippi, di Brembilla: «Mi sono trovato il bambino in mezzo alla strada che chiedeva aiuto – racconta – solo dopo ho visto il corpo di Franco accanto al pick-up. Giovanni mi ha detto che il padre non rispondeva più e che era caduto cinque minuti prima, ho chiamato subito il 112 e, con le indicazioni che mi venivano date in viva voce, ho praticato il massaggio a Franco, per una quindicina di minuti. Intanto cercavo di distrarre Giovanni. Poi l’elicottero ha calato il medico. Quindi ci siamo incamminati a piedi verso casa, finché abbiamo trovato una persona che ci ha portato in auto fino da sua mamma. Poi io sono tornato su dove avevo trovato Franco. Nel frattempo erano arrivati anche i carabinieri. Sono stati momenti veramente brutti, ho fatto tutto quello che mi è stato possibile».

Con un’ambulanza Franco Magri è stato trasportato fino al parco giochi di via Donizetti, dove ancora l’elicottero ha preso l’uomo portandolo fino all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Ma qui il 51enne è spirato. Nel frattempo Luca e il piccolo Giovanni avevano raggiunto a piedi la casa di Grumello, peraltro poco distante da dove l’elicottero era atterrato. «Ho sentito l’elicottero che girava - racconta distrutta dal dolore Manuela - ma non pensavo certo a Franco. Invece, quando a casa si sono presentati Luca e Giovanni ho capito che era successo qualcosa a lui». Franco Magri era rimasto vittima di un incidente stradale ancora adolescente. Insieme ad altri ragazzi l’auto su cui viaggiava era finita in un burrone sulla strada di Gerosa. Lui, da allora, era rimasto invalido, con problemi a una gamba e alla schiena.

«Amava trascorrere il tempo soprattutto con i suoi figli - racconta il fratello Antonio - andava con loro a fare passeggiate, escursioni in montagna. E poi aveva alcune capre, anche queste erano il suo passatempo. Le curava insieme al figlio Giovanni. Faceva anche un po’ di formaggi». La famiglia, i figli, gli animali: erano la vita di Franco, una vita tranquilla. Come doveva essere il pomeriggio di lunedì scorso. «Non aveva mai avuto particolari problemi di salute - raccontano ancora il fratello Antonio e la compagna Manuela - a parte la gamba e la schiena, fin da ragazzo. Ma altri segnali di malessere non li aveva mai manifestati. Giovanni ci ha confidato che quel pomeriggio il papà gli aveva detto di non stare troppo bene, che era un po’ stanco».

La salma è stata ricomposta nella casa funeraria Busi, lungo la strada provinciale. Qui tantissimi hanno voluto stringersi ai famigliari di Franco, portando qualche parola di conforto. Giovedì 16 febbraio, alle 15, saranno celebrati i funerali nella chiesa prepositurale. Alla celebrazione prenderanno parte anche insegnanti e compagni di classe di Giovanni e Giulia. Compagni che, per il rientro a scuola dei loro due amici hanno preparato lavoretti e messaggi. E forse solo la spontaneità dei loro messaggi potrà dare una risposta di conforto alla domanda di Giulia: «Ma perché proprio il mio papà?».

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