Slittano i tempi della campagna vaccinale
Covid, con gli over 80 si comincia ad aprile

La vicepresidente Moratti illustra le tre fasi: «Consegna delle dosi permettendo». L’11% del personale sanitario «no vax».

Slitta ad aprile l’avvio della «fase 2» della campagna vaccinale anti Covid in Lombardia. La tabella di marcia è stata aggiornata ieri in commissione Sanità dalla vicepresidente della Regione Letizia Moratti, che ha scandito le prossime tappe, dosi permettendo. Entro febbraio dovrebbero essere 400 mila i vaccini disponibili (tra Pfizer e Moderna), con tre date di consegna: 8,15 e 22 febbraio. «Il contratto con le case farmaceutiche è stato stipulato dall’Unione europea in una situazione d’emergenza, ma certo poteva essere migliore», ha commentato Moratti, non escludendo che la Lombardia possa muoversi in futuro per produrre «in casa» il vaccino.

Le fasi

Se la distribuzione sarà rispettata, il 5 marzo è prevista la conclusione della Fase 1 dedicata agli operatori sanitari e sociosanitari presenti in struttura e ospiti Rsa; il 25-26 marzo il termine indicato per la «fase 1 bis» (categorie prioritarie) e poi, a inizio aprile (in ritardo di qualche settimana rispetto alle previsioni iniziali), si partirà con la popolazione ultraottantenne (700 mila unità), la fascia 60-79 anni (2 milioni) e quindi i fragili-cronici indipendentemente dall’età (circa 1 milione), per procedere con la fase 3, la somministrazione massiva che coinvolgerà 6 milioni di lombardi. «Le vaccinazioni effettuate al 26 gennaio sono 246.271 su 305.820, pari al 78,5% delle dosi consegnate. Seguendo l’indicazione che ci è stata data dal commissario, abbiamo delle scorte sufficienti per garantire a tutti la somministrazione della seconda dose. Sono in fase di vaccinazione gli operatori sanitari, sociosanitari e gli ospiti delle Rsa.

La popolazione individuata è di 340 mila unità, gli aderenti sono 320 mila», ha aggiornato i dati l’assessore al Welfare. Il personale sanitario ha aderito alla campagna per l’89%, gli operatori non sanitari per l’83%, gli ospiti della Rsa per il 91% e gli operatori Rsa per l’82%. L’11% del personale sanitario risulta quindi non aver aderito. Dopo il burrascoso Consiglio regionale di martedì, in commissione ieri le polemiche sono solo state sfiorate. La vicepresidente Moratti - reduce da una call con Roma, con i colleghi delle altre Regioni - si è sottoposta per due ore alla raffica di domande dei consiglieri, dribblandone qualcuna (tipo quella di Niccolò Carrretta, di Azione, sulle 54 segnalazioni dell’Iss sull’invio non corretto dei dati da parte della Regione; sempre suo il quesito sulla percentuale di «no vax») e facendosi aiutare dai funzionari del Welfare. «Sono in assessorato da 15 giorni; sto cercando di studiare e documentarmi, ma non sono ancora in grado di rispondere a tutto puntualmente», ha ammesso, assicurando di recuperare l’«inevaso» nei prossimi incontri: «Il dialogo resterà aperto», ha assicurato.

Il personale

Sul «piano vaccinale» si è fatta però trovare sul pezzo, portavoce di due richieste al governo centrale e al commissario Domenico Arcuri. La necessità di avere un piano sul medio periodo e di integrare il personale delle Asst per somministrare i vaccini. «In commissione Stato-Regioni mi sono fatta promotrice di una proposta sul tema del personale. Per non distrarre i medici ospedalieri dal lavoro negli ospedali, è utile che gli specializzandi di primo e secondo anno (circa 2.500) possano essere impiegati per la somministrazione dei vaccini; attendiamo la modifica di legge, per definire gli aspetti contrattuali», ha annunciato l’assessore Moratti. Chiedendo chiarezza nella call commissariale anche su un altro aspetto: «Per la Lombardia è stato garantendo l’invio di 650, tra medici e infermieri, a febbraio, e di 2.500 nei mesi estivi. Chiediamo certezza di questi numeri, e quale sarà la progressione dell’invio». In corso con il livello centrale anche la definizione delle «categorie prioritarie» per la fase 1 bis, che già comprende, ad esempio, residenze psichiatriche, centri diurni, farmacisti, dentisti, sanità militare e polizia di Stato, ambulatori accreditati e altri medici liberi professionisti. Per le categorie per cui sarà necessaria la prenotazione (ultraottantenni e fragili) Moratti ha ricordato l’accordo con i medici di medicina generale e i farmacisti (che riceveranno 6 euro per ogni dose somministrata). Già attivato anche il coinvolgimento dei medici del lavoro e il contatto con i medici in pensione e gli operatori della Croce Rossa.

Le strutture

Attivata anche la collaborazione con gli enti locali, in particolare su due fronti: «La chiamata dei medici di medicina generale e l’individuazione delle strutture adatte per la somministrazione massiva». Con alcuni criteri già decisi, come le dimensioni (quattro tipologie tra i 700 e i 13 mila metri quadri). I consiglieri hanno chiesto una attivazione rapida, «per evitare il ripetersi degli errori della campagna antinfluenzale».

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