Sulle orme della Guardia scelta Mansueto
Fece rivivere le abetaie del San Leonardo

Un esempio da seguire a un anno dalla devastazione della tempesta «Vaia» sulle Orobie: nel ’49 riportò a rigoglioso splendore le distese di abeti e larici che durante la Seconda guerra mondiale erano stati rasi al suolo dai tedeschi della Todt. Due pagine su «L’Eco» di lunedì 28 ottobre.

Buon compleanno boschi di Mansueto. Buon settantesimo immensi polmoni verdi del Monte San Leonardo, del Gulter, del Donico, del Giogo, Selva e Scanapà. Sono le distese di abeti e larici che durante la Seconda guerra mondiale erano stati rasi al suolo dai tedeschi della Todt, e che nel 1949 l’eroica Guardia scelta del Corpo forestale di Stato, Mansueto De Luca, è riuscito a far rinascere. Suo è anche il merito di avere ripristinato parte delle pinete di Predusolo e Lantana danneggiate durante il periodo bellico da continui tagli abusivi, soprattutto per avere fatto nascere dal nulla le vaste abetaie del Monte San Leonardo, che, salvo due o tre betulle, era completamente rapato a zero.

Il comprensorio del Passo della Presolana, grazie soprattutto a boschi, sentieri e piste da sci, è tra le località di villeggiatura estiva e invernale tra le più gettonate delle Orobie. Non era cosi nel 1943, quando all’incirca 1.200 tra soldati tedeschi della Todt e operai al comando del capitano Stoter giunsero sul posto con il compito di impedire alle forze angloamericane di raggiungere la Valle Camonica, lo trasformarono in un teatro di guerra con tanto di cannoniera a lunga gittata, vallo e fossati anticarro, reticolati, torri d’avvistamento, cavalli frisia, 300 tra bunker e trincee che andavano dalle propaggini del Visolo alla cima dello Scanapà e Colle Vareno.

È in questo teatro di natura devastata, in qualche modo simile a gli scenari creati dal passaggio della tempesta «Vaia», esattamente un anno fa, che si innesta la straordinaria vicenda di Mansueto De Luca.Classe 1921, nato a Fregona, in provincia di Treviso (scomparso a Castione il 31 agosto 2007), nel 1942, dopo essere stato formato alla Scuola forestale dello Stato di Rieti, diventa operativo al comando regionale di Torino e poi in quello di Bardonecchia. Nel 1943 è inviato in Francia al seguito della Quarta Armata, incaricata di operare nel territorio d’Oltralpe, e lì resta fino al giorno dell’armistizio. Nel 1945, dopo un breve periodo a Bergamo, a soli 24 anni, forte delle esperienze maturate viene inviato a Castione con l’incarico di riaprire il comando forestale di Clusone e restaurare i boschi castionesi e baradelli danneggiati da continui tagli abusivi da parte degli abitanti in cerca di legna da ardere per riscaldarsi e difendersi dal gelo.

Ed è a Castione, dove nel frattempo aveva messo su casa, che nel 1949, ottenuti i necessari finanziamenti frutto di insistenti richieste sostenute da altrettante relazioni tecniche sulle precarie condizioni dei boschi, che l’intraprendente ventottenne forestale viene incaricato di aprire e dirigere il «primo Cantiere scuola di rimboschimento della Lombardia», gestito dal Corpo forestale e finanziato dallo Stato. Con la sensibilità che lo contraddistinse anche da civile (è stato tra i fondatori delle sezioni Avis e Aido castionesi) quando si trattò di assumere i cento operai, De Luca li scelse tra le famiglie più povere e bisognose del paese. La paga giornaliera stabilita dal governo per questi interventi era di 600 lire per gli ammogliati e 500 lire per gli scapoli. All’inaugurazione del cantiere intervennero diverse autorità civili, militari e religiose, tra cui monsignor, Adriano Bernareggi.

Per l’occasione scese in campo anche la Commissione pontificia, la quale, per garantire agli operai pasti caldi a mezzogiorno, mise a disposizione molti generi di prima necessità, tra cui: pasta, riso, farina, latte in polvere, sale e zucchero. Il compito di custodire e razionare le scorte alimentari fu affidato alle suore d’asilo del paese. Razioni che i capi squadra prelevavano giornalmente e che cucinavano direttamente sul posto. Ovviamente, la sera, il prezioso cibo avanzato finiva nel piatto dei loro famigliari. I primi lavori di bonifica e preparazione del terreno presero il via nell’estate del 1949. Mentre, per motivi climatici favorevoli, la data dell’inizio di messa a dimora dei nuovi alberi, che di fatto segnò la rinascita dei boschi abbattuti e danneggiati, è della prima decade di ottobre.

Castione possiede un immenso patrimonio boschivo che occupa la maggior parte dei 40 chilometri quadrati di territorio comunale. Determinare il valore naturalistico, paesaggistico, idrogeologico, faunistico e turistico circoscritto alle sole aree che l’eroica forestale ha ripristinato, fatto rinascere o crescere dal nulla come il Monte San Leonardo, è un’impresa difficile. Se però empiricamente, ma non troppo, si tiene conto che ogni ettaro di bosco produce mediamente 24 mila litri di ossigeno al giorno, è possibile calcolare che quotidianamente le sue abetaie sono in grado di produrre e liberare nell’aria oltre 5 milioni di litri di ossigeno, filtrando ed eliminando dall’atmosfera altrettanti litri di anidride carbonica. Quanti, turisti, gitanti e vacanzieri decidono di compiere un’escursione lungo il periplo del «Grand’Aral – sentiero dei carbonai»- , dopo i primi 15 minuti di cammino si troveranno nel bel mezzo e nel cuore di uno dei «Boschi di Mansueto». Per renderli doveroso omaggio è sufficiente sfiorare la corteccia di uno dei tanti abeti e larici che, come una grande nuvola verde, sta loro intorno. Non importa quale albero sia. Sono tutti figli suoi.

Nel maggio 1953 De Luca, insieme al comandante Rigoni, viene mandato a Vilminore (dove resta fino al 1965) con il compito di gestire la nuova caserma della Forestale. Ed è appunto nel ’53 che i docenti dell’Università di Pavia, tra i quali anche Alberto Fanfani, figlio dell’onorevole Amintore Fanfani, lo scelsero per far parte del Primo progetto italiano «Riserva delle formiche Rufa». Le formiche dei boschi del Giovetto di Scalve sono in grado di aggredire gli insetti ealcuni microorganismi infestanti e vengono impiegate come d«pronto intervento sanitario» per risanare i boschi di diverse province e regioni italiane, tra le quali la Lombardia, il Trentino, la Liguria, il Piemonte, il Veneto, il Friuli, la Calabria, la Toscanae la Sardegna. Grazie ad accordi scientifici internazionali con l’Università di Pavia, De Luca, eroe in ecologia attiva senza medaglie, provvedeva anche a coordinare le operazioni di raccolta e spedizione per via aerea delle formiche necessarie a risanare boschi e foreste d’oltre confine e d’ oltre Oceano. Le «sue» formiche furono spedite in Polonia, Bulgaria, a Porto Rico, in Turchia, Spagna e Canada.

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