Tamba di Laxolo, scrigno dell’arte della natura

Un ambiente fantastico, di quelli che popolano i più bei sogni degli speleologi e incuriosiscono i visitatori, regalando emozioni da ricordare. Vi si possono ammirare spettacolari concrezioni, curiosi giochi d’acqua, misteriosi passaggi neri e una bella serie di salette. Questa è la Tamba di Laxolo, importante caverna carsica della Val Brembilla, la collaterale della Valle Brembana che si apre dopo il viadotto di Sedrina. Occupa un posto di rilievo nella speleologia orobica.

Un ambiente fantastico, di quelli che popolano i più bei sogni degli speleologi e incuriosiscono i visitatori, regalando emozioni da ricordare. Vi si possono ammirare spettacolari concrezioni, curiosi giochi d’acqua, misteriosi passaggi neri e una bella serie di salette. Questa è la Tamba di Laxolo, importante caverna carsica della Val Brembilla, la collaterale della Valle Brembana che si apre dopo il viadotto di Sedrina. Occupa un posto di rilievo nella speleologia orobica.

Nella caverna carsica della Val Brembilla spettacolari concrezioni, curiosi giochi d’acqua, misteriosi passaggi, una bella serie di salette

Occupa un posto di rilievo soprattutto per le inusuali dimensioni delle gallerie, il loro ricco concrezionamento, l’ecosistema ospitato, da preservare con cura e attenzione. La Tamba è conosciuta da sempre, perché il suo ingresso è molto evidente, situato a Laxolo lungo un sentiero antico e battuto, che porta alle vecchie cave, e distante solo una trentina di minuti a piedi dal paese. Prende il nome dal termine dialettale «tamba», utilizzato soprattutto in Val Brembilla e Valle Imagna, che significa «buco, grotta».

«L’apertura – spiega Francesco Merisio, speleologo dello Speleo Club Orobico Cai Bergamo – è l arga 2 metri e alta 1,50 metri ed è ben visibile. Al suo interno vi si trova una sala di 30 metri quadri che è stata rilevata e messa a catasto per la prima volta il 3 agosto 1940 dal Gruppo Grotte San Pellegrino Terme».

La scoperta speleologica

Per molti anni si è pensato che lo sviluppo della grotta si chiudesse con questa sala. «Nel Natale del 1999 – ricorda Francesco Merisio – un socio dello Speleo Club Orobico Cai Bergamo, Gianmaria Pesenti, guardando la morfologia della condotta ha capito che era impossibile che si fermasse lì. Quindi sul fondo storico, a fine ’99 e inizio 2000, ci si è messi a scavare nel pavimento di fango e sassi e, dopo sette domeniche di lavori, si è riusciti a superare il sifone di argilla ed entrare a scoprire gli altri rami della grotta». Negli scavi furono spostati, indicativamente, 7 metri cubi di materiali. «A febbraio e marzo del 2000 – continua Merisio – abbiamo esplorato tutto l’esplorabile, le varie risalite, i pozzetti e così via. È stato realizzato un rilievo completo della grotta, con la documentazione fotografica».

Oggi la grotta è aperta: per visitarla servono attrezzatura specifica e adeguate conoscenze, com’è indicato sui cartelli di avviso all’ingresso. È consigliabile essere accompagnati da speleologi formati e preparati. «Anche il nostro gruppo organizza visite – conclude Merisio –, che, per preservare il delicato ecosistema, non si effettuano con più di 15 persone, anche perché sono presenti ferrate da percorrere con l’imbrago e altri passaggi complicati, per cui serve prestare particolare attenzione. Per visitare tutta la grotta, che ha uno sviluppo totale di 760 metri, la somma di tutti i cunicoli percorribili, e in alcuni punti arriva a una profondità di 100 metri, servono circa 5 ore». Per l’accompagnamento con gli esperti dello Speleo Club Orobico Cai Bergamo visitare il sito www.speleocluborobico.org/site.

La prima sala rilevata nel 1940, tutta la grotta esplorata nel 2000. Per la visita attrezzatura e conoscenze. Gli esperti accompagnano

Ecosistema da tutelare, regole ferree

In grotta è necessario prestare molta attenzione per evitare di arrecare danni a un ecosistema fragile e importante. Le concrezioni non si devono né toccare né asportare. Le tre regole chiave per chi entra in grotta sono: lasciare solo le impronte degli scarponi; prendere solo fotografie; ammazzare solo il tempo.

La dedica allo speleologo Andrea Parenti

La Tamba di Laxolo è dedicata ad Andrea Parenti, morto nel 1997, come ricorda una piccola targa all’ingresso della grotta. Fu speleologo dello Speleo Club Orobico Cai Bergamo e membro del Soccorso Alpino Speleologico, dove ha ricoperto anche il ruolo di capo squadra Lombardia. Entrato nello Sco nel 1975, ne è stato punto di riferimento.

Lo spaghetto, l’inizio delle stalattiti

Lo spaghetto è l’inizio di ogni stalattite. La goccia d’acqua satura di carbonato di calcio arriva, attraverso minuscoli condotti, al soffitto della cavità e lascia «anelli» consecutivi di concrezione, che cresce nel tempo.

I pisoliti o perle di grotta accrescimenti concentrici

I pisoliti o perle di grotta sono accrescimenti concentrici di calcare su piccole impurità che fanno da nucleo. Il lento scorrere dell’acqua o lo stillicidio nella pozza le mantiene separate e ne incrementa le dimensioni.

La vela o drappo sul piano inclinato

La vela o drappo nasce dalla goccia d’acqua che scorre sul piano inclinato e deposita «strati» consecutivi di carbonato. Le diverse colorazioni dipendono dalle sostanze minerali e organiche che l’acqua trasporta.

Fiori di roccia nell’acqua delle pozze

L’acqua sovrassatura e calma della pozza permette la crescita di macrocristalli, che sono una delle concrezioni più rare, affascinanti e delicate. Queste concrezioni sono chiamate fiori di roccia.

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