La nascita, un atto
di fiducia verso la vita

Campane a festa giovedì a Miragolo San Salvatore. Alle 13 infatti è nata la prima bambina dopo 13 anni in questa piccola frazione di Zogno che conta 50 residenti. «Crediamo che la nostra felicità sia quella di tutta la comunità», ha detto papà Antonio. Campane a festa per una nascita sono un bel segnale nella prospettiva del Natale che si avvicina. Ma quei rintocchi felici obbligatoriamente inducono ad una riflessione. Si suona a festa a testimonianza di quanto una nuova vita venga vissuta come un portato di positività nella vita di una comunità. Ma se la nascita di un bambino porta tanta evidente felicità diffusa, perché oggi c’è invece quasi una paura a vivere l’esperienza della maternità e della paternità? Se le campane suonano, vuol dire che il desiderio è grande e grande l’attesa.

E non ci sono solo le campane a testimoniarlo. Anche tutte le ricerche confermano che il desiderio di avere figli è un desiderio ancora radicato e forte, ma è un desiderio che purtroppo tante volte non trova realizzazione per condizioni esterne e anche per resistenze psicologiche. Siamo di fronte ad una specie di sterilizzazione forzata del desiderio, con conseguenze che tutti noi constatiamo, e che si traduce nei dati drammatici del declino demografico. Ovviamente si possono fare tanti discorsi in merito. E questo giornale non si è mai tirato indietro dal documentare un’emergenza, che è sociale, economica e anche morale. Ma oggi la cosa su cui vogliamo riflettere sono i rintocchi a festa di quelle campane. Qualche anno fa uno dei maggiori artisti di questi anni, Alberto Garutti, realizzò proprio a Bergamo un’installazione, che poi gli è stata chiesta in altre città del mondo: ha collegato la sala parto degli allora Ospedali Riuniti e oggi del nuovo Papa Giovanni XXIII con i lampioni di Piazza Dante.

Ad ogni nascita di bambino un operatore schiaccia un pulsante che fa pulsare la luce dei lampioni di Piazza Dante, nel cuore della città, aumentandone l’intensità. L’installazione si intitola «Ai nati di oggi» ed è un corrispettivo visivo del suono delle campane, concepito per una civiltà dominata da un frastuono diffuso. Alberto Garutti è laico, ma con la sua sensibilità di artista ha voluto restituire l’idea semplice che una nascita è per tutti un più di luce, quindi di energia, quindi di positività. Cioè il nascere non è un fatto che riguarda la sfera privata, ma una sfera ben più ampia, una sfera collettiva. Per questo quelle campane di Miragolo sono emblematiche. Ogni nuovo nato è un bene sociale perché testimonia in modo incontrovertibile, in quanto realtà «in carne ed ossa», uno slancio verso il futuro. Una nascita è un atto di fiducia rispetto alla vita e al mondo in cui questa vita trova le forme per organizzarsi.

Sapere che un nuovo bambino è arrivato significa sapere che non si sta vivendo invano, anche se quello non è nostro figlio. Ogni nascita ci annuncia che stiamo vivendo con una missione, quella di costruire un mondo per tutti quei «lui» e quelle «lei» che ostinatamente continuano a venire ad abitare proprio questo mondo, seppure in un Paese stanco e impaurito come il nostro. Certamente è un imperativo quello di ristabilire condizioni grazie alle quali avere un figlio non sia qualcosa che spaventa, come oggi accade grazie all’abbandono nel quale le famiglie sono state lasciate. Ma dobbiamo anche prendere coscienza di questa felicità istintiva che la notizia di una nascita ci comunica, anche se non sempre suonano le campane o si accendono le luci di una piazza. Perché dobbiamo proibirci l’esperienza di questa felicità? Invece dobbiamo rivendicarla per il mondo e per noi stessi.

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