Stop del Papa al nucleare
Le armi immorali

È l’ultimo disperato appello per ridare vigore al negoziato sul nucleare. Papa Francesco va fino a Nagasaki per lanciarlo su un mondo ormai immemore della tragedia e che gioca con i trattati di non-proliferazione come i bambini con i mattoncini di plastica. Gli americani si sono sfilati da quello firmato da Ronald Reagan e Michail Gorbaciov nel 1987. I russi hanno risposto che sapranno difendersi e anche loro si sono sfilati. Poi c’è la Cina che non ha mai firmato alcun trattato. Bergoglio, come molti, è preoccupato. L’orologio dell’apocalisse che dal 1947, per iniziativa degli scienziati atomici dell’Università di Chicago, misura la distanza da un’ipotetica fine del mondo da un anno è fermo a due minuti alla mezzanotte, mai cosi vicino alla linea della morte totale.

La corsa agli armamenti nucleari è ripresa. La trappola si chiama «ammodernamento», che non è affatto una lucidatura dei missili in possesso dalle nazioni nucleari. Ma c’è di più. Tranne la Cina nessuna potenza nucleare ha assunto l’impegno del «no first use», cioè a non ricorrere per primi all’impiego delle armi nucleari. Nessun vero disarmo c’è all’orizzonte e dunque non ha più senso neppure parlare di non-proliferazione, perché ogni negoziato futuro rischia di trasformarsi in una rissa non essendoci consenso su quasi nulla tra Paesi non nucleari che accusano i nucleari di non procedere ad un vero disarmo e Paesi nucleari che accusano i non nucleari di star bene sotto l’ombrello nucleare del protettore del momento.

La situazione dell’Italia, Paese non nucleare, è esemplare. Ospitiamo la metà delle bombe nucleari schierate in Europa, siamo per lo meno un obiettivo, ma non diciamo mai che quelle armi non le vogliamo. Non sono nostre. Le custodiamo per conto terzi, facciamo le manutenzioni, spendiamo un buon gruzzolo di denaro, mentre chiavi e procedure restano segrete. Ieri il Papa dal ground zero della bomba ha detto che il solo possesso è immorale, ribaltando ogni teoria sul negoziato e sulla dottrina strategica che ha dominato il mondo dal tempo della guerra fredda in avanti chiamata «Mutually assured destruction», cioè letteralmente «distruzione reciproca assicurata», perché se uno lancia una bomba un altro risponderà e così via fino all’apocalisse. L’acronimo della strategia- assicurazione del mondo è Mad, che in inglese significa pazzo. E tutti ne sono consapevoli , a partire da quelli che l’hanno inventata. Eppure oggi l’equilibrio del terrore s’incrina. I Rapporti del Pentagono dell’anno scorso ammettono che un’opzione nucleare limitata può essere prevista contro attacchi strategici anche non nucleari compresi quelli di terroristi con armi chimiche.

La ricerca e l’innovazione vanno avanti con cifre strabilianti. I russi hanno sviluppato un missile con motore nucleare, una piccola centrale all’interno, che in teoria potrebbe consentire al missile di non fermarsi mai e di sfuggire a qualsiasi intercettore e contromisura. Si chiama Burevestnik, gioiello del riarmo russo e uno è scoppiato l’8 agosto mentre volava sul Mar Bianco, senza bomba ma provocando un discreto disastro con radiazioni circoscritte aumentate di 16 volte, villaggi evacuati, allarme fino a Mosca. È l’ammodernamento promesso e praticato. I russi hanno inciampato e si è saputo. Gli altri non sono da meno. È finita la guerra fredda classica, ma non il pericolo che portava in sé.

Ecco perché è meglio distruggere le armi esistenti e non studiarne di nuove più sofisticate. Bergoglio lo aveva già detto due anni fa. Ma pochi hanno sentito. Adesso è andato a ripeterlo in Giappone, unica nazione ad aver provato cosa vuol dire. Poi lo ha scritto ieri sera in un tweet: «L’uso dell’energia atomica per fini di guerra è immorale, come allo stesso modo è immorale il possesso delle armi atomiche». E ha aggiunto: «Saremo giudicati per questo». Se il governo italiano, per esempio, dicesse agli americani che quelle bombe nascoste qui e là nel nostro Paese non sono benvenute darebbe un bell’esempio: rinuncia per questione morale, primo Paese ad aderire all’appello del Papa. Sarebbe la disfatta totale della dottrina delle deterrenza che ha provocato la corsa infinita agli armamenti, perché, ha avvertito Francesco ieri, la vera pace può essere solo una pace disarmata.

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