Prostata, la tempestività riduce sensibilmente i rischi

UROLOGIA. È importante una valutazione urologica precoce per decidere quali trattamenti iniziare e quando, anche per proteggere efficacemente la vescica.

Spesso si sente dire «mi è venuta la prostata» ma la prostata in realtà è un organo che tutti gli uomini hanno. Si trova sotto alla vescica e serve a produrre il liquido seminale. Come altri organi, anche la prostata può sviluppare delle malattie: ipertrofia prostatica benigna (Ipb), prostatite e cancro alla prostata. Lo spiega il dott. Michele Catellani, urologo in Politerapica.

L’Ipertrofia prostatica benigna

L’Ipb è dovuta a un progressivo aumento delle dimensioni dell’organo che, crescendo, comprime l’uretra, il canale che collega la vescica all’esterno, causando un cattivo svuotamento della vescica e quindi i sintomi. La crescita inizia con la pubertà e diventa sintomatica in età più avanzata, generalmente dopo i 50 anni. I disturbi sono: aumento della frequenza delle minzioni, getto meno forte, non completo svuotamento della vescica, necessità di doversi alzare la notte per urinare e difficoltà a trattenere le urine.

I sintomi possono essere migliorati con l’aiuto di alcuni farmaci o completamente risolti con un intervento chirurgico. È importante una valutazione urologica precoce per decidere quale trattamento iniziare e quando per proteggere la vescica che compensa le difficoltà nello svuotamento aumentando la forza delle contrazioni. A lungo andare però questo sforzo può portare alterazioni (diverticoli vescicali, iperattività vescicale, etc.) che possono vanificare l’efficacia dei trattamenti.

La prostatite

La prostatite acuta o cronica è un’infiammazione della prostata. Nella forma cronica non dà quasi disturbi. La fase acuta è spesso fortemente sintomatica. Può manifestarsi con febbre, senso di pesantezza perineale, bruciori o fastidi ad urinare e aumentata frequenza minzionale. Una rapida diagnosi permette una ripresa più rapida della normalità. Non è raro, infatti, che una prostatite mal curata si trascini con disturbi e riacutizzazioni per diversi mesi, compromettendo la qualità di vita dei pazienti.

Il tumore alla prostata

Il cancro alla prostata è il tumore più diffuso nella popolazione maschile, circa il 20% di tutti i tumori dell’uomo. Ha origine dalla crescita incontrollata delle cellule prostatiche. Nonostante l’incidenza elevata però il rischio di esito infausto è basso, soprattutto se si segue il giusto percorso terapeutico e se lo si diagnostica in tempo. Per questo motivo la prevenzione è fondamentale, sottolinea il dott. Catellani, L’età è uno dei principali fattori di rischio: le possibilità di ammalarsi aumentano sensibilmente dopo i 50 anni e circa due tumori su tre sono diagnosticati in persone con più di 65 anni. Un altro fattore da non trascurare è la familiarità: il rischio di ammalarsi è doppio per chi ha un parente consanguineo (padre, fratello eccetera) con la malattia rispetto a chi non ha nessun caso in famiglia.

Nelle fasi iniziali il cancro alla prostata è asintomatico. Viene diagnosticato mediante il controllo del Psa (esame del sangue) ed esplorazione rettale durante la visita urologica. L’unico esame in grado di identificare con certezza la presenza di cellule tumorali è la biopsia prostatica. La risonanza magnetica multiparametrica è fondamentale per decidere se e come sottoporre il paziente alla biopsia, che viene eseguita in anestesia locale, in day hospital e dura pochi minuti.

Cure non solo chirurgiche

Oggi sono disponibili molti tipi di trattamento per il tumore della prostata. Ognuno presenta benefici ed effetti collaterali. L’urologo sceglierà quello indicato per ogni singolo caso e in funzione dell’evoluzione della malattia.

Quando la malattia è a rischio molto basso si può applicare la sorveglianza attiva: periodici controlli con visite, Psa, risonanze magnetiche e biopsie. Ciò permette di posticipare il trattamento fino al momento in cui la malattia evolve e diventa «clinicamente significativa».

La chirurgia consiste nell’asportazione completa della prostata. La prostatectomia radicale robot-assistita ha il vantaggio di offrire le stesse capacità di cura della chirurgia tradizionale, ma con un accesso mininvasivo. Ciò garantisce, anche grazie alla miglior qualità di visione, e alla semplicità nei movimenti, ottimi risultati in termini sia oncologici (cura dalla malattia) che di recupero della funzionalità (recupero di continenza e potenza sessuale).

La radioterapia a fasci esterni, conclude l’urologo Catellani, è un’alternativa efficace, con risultati simili a quelli della prostatectomia radicale. Con l’utilizzo delle radiazioni si uccidono le cellule malate all’interno della prostata.

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