Prepariamoci ai maxi recuperi anche in Serie A

Stanno facendo discutere i maxi recuperi applicati in diverse partite dei Mondiali di calcio in Qatar, minutaggi mai visti in questa sequenza, fino al culmine dei 27’ (14’ nel primo tempo e 13’ nella ripresa) di Inghilterra-Iran (6-2). Cosa sta succedendo? Sulle prime siamo rimasti tutti sorpresi, ma la linea è stata tracciata alla vigilia della Coppa del Mondo e aspettiamoci già da gennaio, alla ripresa dei campionati nazionali, un adeguamento, magari progressivo, alla nuova tendenza, sebbene la Premier inglese abbia già messo le mani avanti facendo sapere che non intende andare in questa direzione (almeno per ora).

Pierluigi Collina, ex fischietto entrato nella storia del calcio e attuale presidente della commissione arbitrale della Fifa, promise durante una conferenza stampa a Doha che gli arbitri «saranno molto attenti al tempo di gioco effettivo». Perché «vogliamo evitare partite con 42, 43, 44 minuti di tempo effettivo. Quindi i tempi per le sostituzioni, i rigori, i festeggiamenti, le cure mediche e ovviamente il Var dovranno essere compensati». Ci vorranno mesi per trasformare in regola il tempo effettivo (dovrà intervenire l’Ifab, l’Internationa football association board, il supremo organismo che può apportare modifiche), ma ci si avvicinerà presto, forse prima di quanto si potesse immaginare se il tema non fosse emerso con prepotenza in Qatar.

Si è calcolato che nelle ultime stagioni in Serie A il tempo reale di una partita (cioè escludendo le pause) oscilla tra i 54 e i 56 minuti e rotti. Nel campionato in corso la media delle prime quindici giornate è di 54’ netti. La questione inevitabilmente divide: ad esempio Stefano Pioli, allenatore del Milan, è favorevole al tempo effettivo, mentre l’altro giorno Eugenio Corini, tecnico del Palermo, ha letto come «una forzatura» quel che sta avvenendo ai Mondiali, «per far pressione sull’Ifab». La realtà è che il calcio è profondamente cambiato, sia rispetto ai tempi di Pelé che a quelli di Maradona: si cerca di renderlo sempre più ricco di gol e più dinamico, scoraggiando le perdite di tempo. Soprattutto, la Fifa è costantemente proiettata alla ricerca di nuovi mercati. E questa è una parola che attiene al business e molto poco alla poesia, ingrediente primordiale dello sport. Meditiamo.

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