Atalanta, i numeri cosa dicono?
L’analisi della sconfitta contro l’Empoli

La match analysis del ko di Empoli. Primo tempo non arrembante ma con buoni dati sul possesso. Ripresa: il cambio non ha funzionato, e Pasalic ha giocato troppo all’indietro.

Le tredici giornate di campionato sin qui disputate, cominciano a fornire alcune interessanti indicazioni che riguardano l’Atalanta. I nerazzurri hanno più problemi quando incontrano le squadre di media bassa classifica, ovvero tutte quelle squadre che si difendono con un baricentro basso o molto basso e portano dietro la linea della palla un gran numero di giocatori.

Così ha fatto anche l’Empoli di Iachini. Il tecnico dei toscani ha disposto la sua squadra con un 5-3-2 (modificato in un 3-5-2 dopo l’espulsione di Ilicic, quando i biancazzurri hanno fiutato la possibilità di portare a casa l’intera posta), intasando la zona centrale del campo, e coprendo bene le fasce grazie al lavoro degli esterni (Di Lorenzo a destra e Pasqual a sinistra) supportati dagli interni di centrocampo Krunic (a destra) e Traorè (a sinistra).

L’Atalanta ha come al solito il controllo del gioco (64% di possesso palla nel primo tempo), ma soffre questa particolare disposizione. All’inizio, tenta di scardinare la difesa di casa variando la disposizione dei suoi attaccanti, senza grande successo, poi con il trascorrere dei minuti fa avanzare Toloi e Masiello. I due centrali difensivi utilizzano i mezzi-spazi per soprannumerare l’attacco portato sulle fasce o per riportare la palla al centro, o addirittura per finalizzare. L’Empoli si difende in modo ordinato, i tre difensori centrali escono raramente (quello che lo fa più spesso è Maietta che esce su Ilicic quando lo sloveno staziona sul centro destra).

I tre centrocampisti di casa svolgono un gran lavoro, ed anche quando l’Atalanta comincia a far girare la palla sulla mediana (tattica usata spesso dai nerazzurri contro le squadre che schierano tre centrocampisti, e che si trovano su questi ribaltamenti di fronte, a coprire una porzione più ampia di campo, nello «scivolare» da un lato all’altro) sono poche le occasioni in cui coprono male gli spazi. Quando l’Atalanta vi riesce, l’Empoli è comunque bravo a chiudersi a «riccio» nell’area di rigore, neutralizzando così la maggior parte delle incursioni bergamasche.

Tutto questo lavoro, produce nel primo tempo 6 tiri di cui solo 2 (peraltro le 2 reti ) nello

specchio della porta. L’Empoli non è comunque solo bravo a difendersi, ma ad ogni rottura della manovra avversaria, sfrutta gli sbilanciamenti offensivi offerti dall’avanzata dei centrali nerazzurri. Bennacer innesca le ripartenze che (nel primo tempo) si concretizzano in una serie di attacchi sul lato sinistro (quello dove si alza Toloi) dove Caputo accorcia, ed innesca La Gumina che staziona sempre centralmente. Queste rapide ripartenze fruttano ai padroni di casa 7 tiri di cui 4 nello specchio della porta ed un’aspettativa di reti, superiore a quella bergamasca (2,5 reti per i toscani e solo 0.75 per i bergamaschi). L’Atalanta del primo tempo, offre comunque una buona intensità, e un recupero palla molto alto.

L’indice PPDA (che offre un’indicazione numerica dell’intensità della pressione nella metà campo offensiva. Più il numero è basso, maggiore è l’intensità del pressione) nel primo tempo è di circa 5 (contro gli 8 di media della squadra orobica nel campionato in corso).

La ripresa è di tutt’altro spessore. Il cambio di Pasalic per Zapata (qui siora sono riprodotte le mappe dei passaggi dei due giocatori), unito ad un calo generale di forma della squadra, che si palesa soprattutto nella seconda parte del secondo tempo, fanno emergere una certa qualità del palleggio dei toscani (memori degli insegnamenti del precedente tecnico Andreazzoli).

Il possesso palla diventa più equilibrato (54% Atalanta, 46% Empoli), e i bergamaschi con il passare dei minuti perdono metri sul campo e di conseguenza il controllo del gioco. L’Empoli predilige sempre il lato sinistro (75% degli attacchi con conclusione) dove ora si trova a difendere la coppia Gosens - Mancini. Il recupero palla alto dei bergamaschi, con il passare del tempo perde intensità (nella ripresa il PPDA è oltre il 9), e l’uscita di Zapata (4 dribbling riusciti , 2 cross completati ed 1 assist) sembra aver tolto un riferimento nella manovra offensiva dell’Atalanta, che resta vincolata alle iniziative del solo Ilicic.

Pasalic che agisce sulla trequarti sembra un’oggetto avulso al gioco dei bergamaschi. Nei 48 minuti di impiego lo sloveno, completa 18 passaggi (sui 21 tentati) ma 9 sono all’indietro e solo 1 in avanti, e perde 5 palloni. Nemmeno la schermatura di Bennacer (vertice basso di Iachini) gli riesce particolarmente bene.Il marocchino disponendo di velocità superiore è stato in grado per il resto della partita di trovare linee di passaggio pulite.

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