Come è cambiato il Covid un anno dopo. Ecco quali sono i nuovi sintomi

Polmoniti e febbre alta stanno lasciando il posto a mal di testa, di gola e disturbi intestinali. Mason: «La spossatezza può durare settimane». Galluccio: «Positività più lunga». Colombi: «Sintomi più lievi».

I campanelli d’allarme sono cambiati in questo terzo tempo della pandemia. Due ondate dopo, il virus si manifesta nella gran parte dei casi con sintomi diversi da quelli mostrati, violentemente, nella primavera del 2020. Sarà una conseguenza dell’età – sempre più giovane – dei nuovi positivi. Sarà, ma siamo nel campo delle ipotesi, che a infettare, ora, ci sono soprattutto le varianti di Sars-Cov-2, mutazione inglese in testa, ormai ampiamente diffusa anche nella Bergamasca. Sta di fatto che, a sentire i camici bianchi orobici, i sintomi dell’infezione in questo anno abbondante di pandemia sono molto cambiati.

Lo spiega bene Chiara Mason, 35 anni, dal 2017 medico di base a Bonate Sotto. «In questa terza ondata i sintomi ricorrenti in chi risulta positivo al Covid-19 sono più lievi: parliamo soprattutto di mal di testa e di gola e disturbi intestinali, fra cui vomito, nausea e diarrea. Chiediamo generalmente i tamponi per chi ha questi campanelli d’allarme, ed è così che scoviamo molti positivi, spesso all’interno di focolai familiari. Sono sintomi che in molti casi i nostri pazienti scambiano per altro, qualcuno si dice convinto di aver preso solo un po’ di freddo. La verità è che i sintomi manifestati prepotentemente nella prima ondata non li vediamo quasi più».

I vecchi sintomi solo nel 20% dei casi

Già, la prima ondata: il virus allora si faceva riconoscere accendendo spie diventate ben presto inequivocabili, dalla mancanza di gusto e olfatto a una tosse secca tanto insistente, per non dire della febbre altissima. «Ecco, non ne vediamo quasi più. L’anosmia oggi si verifica grossomodo nel 20% dei casi, l’anno scorso almeno nell’80. Non ho più diagnosticato polmoniti, non ho più pazienti con dolori toracici, tosse insistente o febbre a 39. Se proprio devo trovare qualche sintomo che, invece, è rimasto costante nei pazienti contagiati durante tutto questo anno è il senso di spossatezza prolungato, che può durare anche per settimane. E la cefalea, ricorrente soprattutto tra i più giovani». A proposito di giovani: l’affievolirsi dei sintomi in questo terzo tempo dell’epidemia non può che essere – secondo i medici – una conseguenza dell’età media dei contagiati. «In questa terza ondata ad aver contratto il Covid-19 ci sono soprattutto pazienti fra i 30 e i 40, e fra i 50 e i 60 anni – dice Carmen Galluccio, 41 anni, medico di base nell’ambulatorio di gruppo di Scanzorosciate, circa 6.500 pazienti per 5 camici bianchi -. Ed è chiaro a tutti che il sistema immunitario di pazienti di quest’età funziona notevolmente meglio rispetto a quello degli anziani ed è quindi in grado di contrastare il virus con maggiore forza. È così che ci spieghiamo i sintomi molto più blandi che caratterizzano questo periodo pandemico. In questa terza ondata io e i miei tre colleghi d’ambulatorio abbiamo ricoverato, in tutto, tre persone, e non c’è stato alcun decesso. Sono evidentemente dati inconfrontabili con quelli della prima ondata, durante la quale l’80% dei contagiati era rappresentato da over 65».

Ora si rimane positivi più a lungo

C’è però un’ulteriore differenza fra la positività al Covid-19 rilevata lo scorso anno e quella registrata in queste settimane. E, in questo caso, non si tratta di un dato particolarmente favorevole. «Rispetto alla primavera dello scorso anno, ora i pazienti rimangono positivi più a lungo – fa notare Galluccio -. Spesso capita che all’ultimo tampone, quello di chiusura isolamento al 21o giorno, i pazienti siano ancora positivi. Nonostante siano, e succede frequentemente, asintomatici già da 10 giorni. Insomma, la positività in questa terza ondata dura di più e crediamo, pur essendo solo un’ipotesi, possa essere una probabile conseguenza del contagio da varianti di Sars-Cov-2».

Con una buona fetta degli over 80 già vaccinati, a essere più esposti alla circolazione del virus sono le fasce più giovani. Cittadini la cui positività viene gestita – nella gran parte dei casi – a domicilio, senza necessità di ricovero, spesso facendo ricorso alla telemedicina. «Le tre ondate disegnano una curva calante nella severità dei sintomi – osserva Valentino Colombi, 32 anni, medico di base a Torre Boldone, fra i camici bianchi che stanno vaccinando a domicilio i pazienti allettati –. Già il periodo dell’autunno non può essere paragonato a quello della scorsa primavera. Ma ora, in questo terzo tempo della pandemia, i sintomi sono ancora più lievi. Da gennaio a oggi ho diagnosticato quattro polmoniti, tutte risolte. Lo scorso anno erano quattro al giorno. E ogni diagnosi sembrava una sentenza»

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