Coronavirus, è in arrivo la nuova stretta
Stop bar e ristoranti alle 18, no delle Regioni

Scontro nella notte con le Regioni. Il virus corre ancora, i contagi sfiorano quota 20mila, 151 vittime.

Ristoranti chiusi alle 18 e la domenica, stop a cinema e teatri, congressi e concorsi, palestre e piscine, sale giochi e casinò, feste dopo matrimoni e comunioni, piazze della movida interdette alle 21. Con l’incremento dei contagi che per il secondo giorno consecutivo sfiorano quota 20mila, arriva la nuova stretta del governo. Nel Dpcm che il presidente del Consiglio potrebbe firmare nelle prossime ore sono inserite anche due «forti raccomandazioni» ai cittadini: evitate di spostarsi dal proprio comune e di ricevere persone non conviventi in casa. Ma le misure annunciate non convincono le Regioni che chiedono provvedimenti più «equi» e ristori immediati per le categorie penalizzate e premono per spostare la chiusura alle 23 con servizio al tavolo e alle 20 al banco.

Mentre il governatore della Campania Vincenzo De Luca sfida apertamente l’esecutivo: i locali rimarranno aperti fino alle 23 e la didattica a distanza sarà al 100% per tutte le scuole e non al 75 per le sole superiori come indicato nella bozza del decreto. Consapevole di non poter più attendere e pressato da buona parte della maggioranza, dagli scienziati e dalle fughe in avanti dei governatori, il premier Giuseppe Conte già di prima mattina riunisce i capi delegazione e alcuni ministri per mettere nero su bianco i provvedimenti. Con due punti fermi. Il primo è che non ci sarà un lockdown nazionale e vanno garantiti scuola e lavoro: tutto il resto può dunque essere sacrificato. Il secondo è che bisogna muoversi in fretta: «Le prossime settimane si preannunciano complesse, non potremo abbassare la guardia, perché se non proteggiamo la salute dei cittadini non proteggiamo l’economia». La stessa linea che il ministro della Salute Roberto Speranza illustra nella riunione con le Regioni. Servono «misure rigorose, robuste e serie» per «governare la curva e raffreddare la situazione» evitando di arrivare a «misure più drastiche».

I numeri, d’altronde, non consentono disattenzioni: altri 19mila contagiati che portano il totale a oltre 500mila, 151 morti in 24 ore - non era così dal 21 maggio - altri 79 pazienti in terapia intensiva dove ora ci sono 1.128 persone, e 738 ricoverati nei reparti ordinari. La bozza del Dpcm che il governo consegna agli enti locali va però oltre le misure ipotizzate nei giorni scorsi. E, di fatto, sancisce la fine della vita sociale, almeno per un mese. Non dovrebbe invece entrare nel Dpcm il divieto di spostamento tra le regioni. «Valutiamo insieme» ha detto il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia ai governatori, con il testo che si limita a chiedere «di non spostarsi dal comune di residenza salvo per comprovate esigenze lavorative, di studio e per motivi di salute». L’anticipo dell’orario di chiusura dei locali era previsto, ma il governo ha scelto la formula più rigorosa: stop alle attività di bar, ristoranti, pasticcerie e gelaterie dalle 18 e al tavolo si potrà stare in non più di quattro. Dopo quell’ora sarà vietato il consumo di cibi e bevande in luoghi pubblici e aperti al pubblico, con i sindaci che potranno chiudere le piazze alle 21. Ed è proprio su questo punto che è ancora in corso la discussione, a tratti anche accesa. All’interno dello stesso governo e, soprattutto con le Regioni e i Comuni. Il presidente dell’Anci Antonio Decaro ha chiesto comunque di «valutare» le chiusure sottolineando le «differenze oggettive» da comune a comune. E diversi presidenti da Zaia a Cirio fino Toti e Fedriga hanno insistito sulla necessità di rivedere le scelte fatte con misure più «eque e razionali». Su questo il governo sta lavorando ad un decreto che dovrebbe arrivare già la prossima settimana

© RIPRODUZIONE RISERVATA